Kpanic – Panic Station

Kpanic – Panic Station: adrenalina, crossover e vibrazioni poste a comandare

Non lo nascondo: sono parecchio esaltato dopo l’ascolto di Panic Station. Questo EP dei perugini Kpanic mi è entrato subito sotto pelle, sconquassandomi con le sue forme scorrevoli e scariche di adrenalina pura. Sicuramente la mossa che ci voleva dopo l’album d’esordio Asylum (datato 2013), e soprattutto un buon-ottimo modo per rimettere in circolazione sangue nuovo e zampillante (azionare le antenne diventa obbligo).

Panic Station si sviluppa su cinque brani (venti minuti densissimi), che mettono in luce tutta la voglia di fare bene della formazione. C’è ricerca, c’è una produzione dirompente e capace di trasmettere forti vibrazioni. C’è anche il giusto tiro, mentre l’animo “catchy” risulta ben dosato e creativo (dote non da poco). È un crossover attraente, elegante e “diligente” quello dei Kpanic, La loro musica riesce a magnetizzare l’ambiente, ti stringe prima in una morsa sinuosa e sicura, ma sa anche come attaccare quando serve (esempio perfetto è l’opener Play Hard).

Basso sempre protagonista e molta coralità in conclusione

Il basso divora durante lo svolgimento della variopinta Ana, anthem viscerale da sfogo contenuto, quasi riflessivo. Ma anche un sordo riconoscerebbe in U’N’Me il brano trainante di turno. Quello capace di catturare a prescindere, prima di lasciare spazio al completo sfogo, dove le difficoltà vengono magicamente dimenticate in pochi e solidi arrangiamenti. Ideale la conclusione con Farce (The First Dawn), l’altra faccia della loro medaglia. Nuovo e diverso approccio alla coralità, aspetto costante e ben implementato nel loro sound.

Il quartetto è preparatissimo: la voce “contiene”, prendendosi le giuste libertà solo quando necessario, mentre il basso non può fare altro che emozionare con i suoi colpi assestati ovunque. L’ascolto di Panic Station dà quasi la sensazione di trovarsi davanti alle loro casse durante un concerto. Il sound esplode e riempie, facendoti entrare nel prodotto in maniera diretta e inequivocabilmente naturale.

Il consiglio è senz’altro quello di andarselo a cercare (avete presente quegli EP un po’ speciali? Ecco, Panic Station è proprio uno di quelli), a maggior ragione se abbiamo a cuore il supporto fisico e l’intenzione di rinviarne l’estinzione. Se conoscete a menadito la discografia dei Korn, avete la possibilità di evadere al meglio con i Kpanic. Li avete anche “in casa”, cosa volete di più?

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Riassunto

BB Hells Records & Netlabel (2015)

Tracklist:

01.Play Hard
02.Ana
03.Panic Station
04.U’N’Me
05.Farce (The First Dawn)

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