Terzo album di una carriera coriacea, un terzo album che arriva a ben dieci anni di distanza dal secondo Zauvek crni. Non è mai semplice ritornare dopo tutto questo tempo, ci sono troppe variabili in gioco e molte volte si sbaglia anche senza volerlo. In pratica è come calpestare un campo minato, un territorio dove ogni piccolo passo può risultare fatale.
Per fortuna i serbi Kolac scelgono la via della semplicità, delle cose non tirate per le lunghe. Ritornano con voglia e stile, omaggiano la loro provenienza senza precludersi ispirazioni più note, fanno il tutto mettendo un giusto quantitativo di olio negli ingranaggi e finiscono per intrattenere. La mezz’ora di questo disco omonimo ti serra in un angolo e ti aggredisce con colpi variegati e scattanti.
Kolac è instabile ed arcigno black metal, ti può prendere con la sua velocità, con la rabbia, oppure con qualche spunzone trascinante che sa mischiare caratteristiche dal sapore thrash metal (apprezzati anche i non pochi assoli di stampo classico). L’impatto ritmico cambia spesso pelle ma non il fuoco che rimane omogeneo e fluttuante lungo l’intera durata del tutto.
Si respira la feralità del metallo estremo dell’Est Europa, il tutto filtrato attraverso liriche che alternano con fierezza serbo ed inglese. Il concept si basa sulla “tecnica” dell’impalamento usata in passato nel medioevo, nonostante l’argomento richieda impatto i Nostri fanno arrivare a destinazione alcuni lapilli melodici per niente male (l’ascolto della traccia Kolac potrebbe fugare molti dubbi a riguardo), ma sarà la centralità della proposta a tenere le redini di un disco sufficientemente accattivante seppur distante dall’essere quantificato come imprescindibile.
I Kolac sfruttano il movimento e si concedono sempre al dinamismo. Il trasporto ci viene letteralmente schiaffato in faccia senza troppi patemi, e farsi prendere non sarà infine troppo difficile. Kolac è un album che nella sua apparente semplicità si merita un posticino sebbene il voto infine non sia esattamente “altisonante”. Stiamo parlando di un prodotto adatto e genuino, che a volte riesce ad ingrossare ed elevare il suo atavico portamento selvatico.
Noia scacciata in questo pericoloso slalom.
Summary
Pest Records (2024)
Tracklist:
01. Intro
02. Kolac
03. Monsieur de la Nuit
04. Eppur Si Muove
05. Krvokolj
06. Burn
07. Signed with Black Blood
08. Silence of the Ages
09. Jeb’o te bog
10. Raskršten