Secondo disco per gli svedesi Ironmaster. Weapons of Spiritual Carnage arriva sotto Black Lion Records ad appena un anno dal debutto Thy Ancient Fire e ci ripropone una musica ferrea e consapevole, soprattutto capace di inondarti con l’urto e la velocità di uno tsunami.
Potenza, aggressione, tecnica e una melodia che vale quanto un pregevole ricamo, posta a svolazzare in qualità di “disturbatrice”, non si fanno mancare proprio nulla gli Ironmaster. Da parte nostra non possiamo che attendere il manifestarsi di tale onda ed abbracciare con forza un disco davvero ottimo che fa leva su un death/thrash sapiente e conoscitore dell’arte della persuasione.
Un tale livello di preparazione non giunge secondo casistiche fortunose o dai primi pivelli di passaggio. Dietro al monicker si celano personaggi di spessore tanto spessa è la musica prodotta. C’è Jonas Kjellgren (un curriculum di rilievo il suo, basti citare Scar Symmetry, Carnal Forge, Centinex e Dellamorte) a curare chitarre e basso al quale farà affiancamento Roberth Karlsson (una parte vocale degli Scar Symmetry e voce degli Facebreaker), mentre chiuderà il terzetto Janne Jaloma che tra le tante collaborazioni vanta quella con i Dark Funeral.
Leggere i nomi coinvolti smuoverà certi intenditori che sapranno fare buon uso e consumo di un disco tanto coinvolgente quanto pressante e “distruttore”.
Le dieci canzoni poste nella tracklist (di cui una breve strumentale) hanno il compito di riempire a dovere l’ambiente a noi circostante. Furia ed attenzione procedono a braccetto lungo un percorso straordinariamente compatto e a modo suo annichilente (merito anche di una produzione attenta e moderna uscita direttamente dai Black Lounge Studios dello stesso Jonas Kjellgren).
Al pronti via troviamo Solemn Pestilence, brano che ha il compito di spiegare tutte le peculiarità di questo Weapons of Spiritual Carnage. Impatto apocalittico, assoli incastrati nelle diverse andature e lampi melodici che ci proiettano direttamente nell’arte svedese.
Tutto ciò si rinnova con un livello di perfezione da applausi nella brutalità melodica di Ocean of Searing Hatred, un pezzo che oltre a far capire l’andazzo del disco risulta di una brillantezza incredibile.
Ma cosa ve lo dico a fare che andrebbero menzionate tutte le tracce. Partendo dall’intensità scavatrice della title track passando per le evoluzioni di Infinite Virulent o il breve fendente Monolithic Suppressor Engaged. E via di flusso con le successive Cast Into the Hollow (turbine ritmico), i rulli compressori Lies of Apathy e Bringer of Deception prima che Dismantling Eternity chiuda il tutto con classe e il suo “epico” refrain.
Senza indugio gli Ironmaster con Weapons of Spiritual Carnage si prendono questo “top album”. E’ stupendo poter ascoltare, ancora oggi, di questa solidità da parte di gente navigata che sa unire capacità tecniche, istintività e passione.
Summary
Black Lion Records (2023)
Tracklist: