Intervista: Yayla (2013)

Dopo aver conosciuto il progetto Yayla con il disco Sathimasal prima e il nuovo Nihaihayat poi è giunto il tempo di fare due domande ad Emir Togrul mente del progetto che assieme all’etichetta Merdumgiriz fa di tutto per poter promuovere la propria arte. Nel mentre, senza troppe leccate “sul retro” non posso far altro che continuare a consigliarvi la musica firmata Yayla, realmente sincera e fuori dagli schemi (e ditemi voi se risposte del genere non meritano un “l’innato supporto”).
Ciao Emir, prima di tutto dicci tutto quello che bisogna sapere sul nuovo Nihaihayat. Sei contento di come è venuto fuori il disco?
Ciao Duke, a mio parere, non c’è bisogno di sapere cos’altro potrei tirar fuori da Nihaihayat. In altre parole, non vorrei approfondire la mia interpretazione del pezzo per il semplice fatto che la gente potrebbe smettere di farsi una propria idea. Sembra di vivere in un mondo in cui l’autore non è considerato solo una voce fra tante, ma LA voce. L’unico indizio da me fornito è che ho concepito “Ruhizolasyon”, “Sathimasal” e “Nihaihayat” come una trilogia. Riguardo la forma finale di “Nihaihayat”, sono molto soddisfatto. Lavorandoci su ho goduto di ciò che l’album mi ha dato, guardando al risultato finale, mi piace molto.

 
Che significato bisogna attribuire alla copertina di Nihaihayat?
Questo sta a chi la osserva. Come ho detto prima, preferisco sentire come le persone interpretano queste cose più che cercare di suggerire un significato particolare. Per me, la mia opinione è solo un’altra interpretazione del pezzo. Naturalmente solo io sono in grado di interagire con l’opera durante la creazione e, durante il processo, prendere decisioni sulla direzione che prenderà. Ma la mia visione del risultato finale è solo uno dei tanti pezzi di questo labirinto che in qualche modo si sono riuniti. E se stai chiedendo la mia interpretazione del risultato finale del solo artwork, dato che sei un nostro buon amico, potrei fare un’eccezione e suggerirti di pensare al titolo dell’ultima canzone di Sathimasal.

 
Fino a dove vuoi spingerti con la musica dei Yayla? Cosa vuoi trasmettere con la tua musica?
A grandi linee, vorrei esplorare diversi orizzonti. Vorrei a continuare a fare dischi in modo da poter guardare indietro e vedere una sorta di autoritratto nel mio corpus si opere. Mi ci vogliono anni per poter guardare indietro a un mio lavoro e ottenere quello che voglio: vedere me stesso da un altro punto di vista attraverso l’espressione registrata di sé. Parlando dei sentimenti che nutro nei confronti della musica degli Yayla, questa per me è un regno fantastico in cui qualsiasi tipo di sentimento o il pensiero vi venga incanalato può assumere la sua vera forma. La gente sembra vedere gli Yayla come qualcosa di nero come la pece. Questo è un modo di vedere le cose ma mi sorprende che nessuno li trovi liberatori. Parlo per me, mi sento davvero libero quando ascolto questa musica. Mi sento molto appagato quando vedo che posso esprimere concetti così oscuri con uno stile così meravigliosamente potente piuttosto che tenerli imbrigliati e corrompere me stesso e gli altri con la mia negatività. Non che mi importi della gente ma la vita non vale la pena di combattere e la sofferenza è sempre sofferenza, non importa chi stia soffrendo, per quale motivo, in che modo, quando o dove, quindi è meglio che questa sofferenza sia intrappolata all’interno di un album piuttosto che cresca in un tiranno e fluisca dalle sue mani. Forse vorrei che anche gli altri fossero in grado di godere o usare la mia arte in questo modo ma non voglio cambiare il mio approccio per far sì che la gente provi – si spera – determinate sensazioni. Questa secondo me è un’illusione corrotta.

 
Come sono nati i Yayla? Puoi spendere due parole per i primi tre dischi?
Io e il mio amico Merdumgiriz -che co-gestisce la mia etichetta- abbiamo esplorato ogni campo dell’arte da quando avevamo 16 anni. Ci piaceva andare in montagna durante il nostro tempo libero, fare video narrativi e suonare. Abbiamo fondato gli Yayla insieme quando abbiamo iniziato a registrare le nostre composizioni, poi abbiamo preso strade diverse, continuando le nostre vite in luoghi diversi. Ho continuato il mio percorso artistico e quindi ho portato avanti gli Yayla. Stavo lavorando sodo sugli Yayla ma era qualcosa che pensavo di poter portare allo scoperto. Poi ho registrato un demo e l’ho mandato a diverse etichette senza alcun risultato, e mi metteva a disagio avere a che fare con queste persone per poter rendere pubblico il mio lavoro, così ho deciso di iniziare la mia “galleria d’arte”: in pratica una galleria virtuale attraverso la quale posso mostrare dei “campioni” vendere il mio lavoro a chi è interessato. Per quanto riguarda gli album precedenti, è da quando registrai il demo che ho voluto dare corpo a una trilogia che avevo già concepito e composto nella mia mente, parliamo di “Ruhizolasyon”, “Sathimasal” e “Nihaihayat”. Come ben sai, sono stati finalmente ultimati e ho portato questo concept fino in fondo. Sono stati pubblicati e la gente può interagire con loro nei modi che preferisce. Riguardo “Fear Through Eternity” , è l’album pubblicato in anteprima con la colonna sonora del mio omonimo film, che sarà disponibile in DVD molto presto.

 
La Turchia e il metal, come vanno le cose nel tuo paese? E’ da un po di tempo che non sentivo roba nuova e di così alto valore provenire dalla tua terra.
In realtà non conosco molti gruppi, probabilmente ci sono buone band, è solo che sono stato così concentrato nel fare le mie cose che ho lentamente iniziato a non prestare attenzione. È un peccato perché questo è un momento molto buono per scoprire nuova musica attraverso internet, ma il problema è che farlo richiede energia, e io spendo la mia nel fare le mie cose. Se non stessi facendo arte, probabilmente darei una gran bella risposta a questa domanda, ma le parole “Metal” e “Turchia” richiamano ancora qualche ricordo. Il primo album metal estremo che io abbia mai comprato è “In Silent Agony …” dei “Raven Woods”, è sicuramente il mio album metal turco preferito, ma i loro lavori successivi non sono propriamente il mio genere. Conosco i “Witchtrap” e il loro album “Witching Black”, che è un anche un ottimo album. Ma la band metal turca che preferisco sono i Sorg Uten Tarer, che adoro. Lui fa un sacco di album, li pubblica gratuitamente e lo apprezzo moltissimo.

 
E’ da sempre stata la Merdumgiriz ha produrre i tuoi lavori, le vendite sono andate bene? Quanto è difficile trovare soddisfazioni in questi tempi di “download selvaggio”?
Io non vendo molto. Dal momento che non ho mai fatto niente per denaro né per ricevere consensi, la cosa non mi dispiace affatto. Le vendite vanno relativamente bene, ma è perché io sono predisposto alle entrate nulle. La gratificazione finanziaria è poco più di un’utopia con l’arte che io faccio, ma non mi lamenterei mai perché dopo tutto, essere in grado di esprimersi attraverso l’arte è una gratificazione di per sé, pretendere di guadagnarci sarebbe chiedere troppo. E ‘qualcosa che mi piace fare, e poi pubblico il prodotto finito affinché la gente possa goderne, e se vuole farlo mi paga. Semplicissimo. La gente continua a comprare CD e t-shirt di tanto in tanto, e mi fa davvero felice quando lo fa, ora che siamo nell’era del “download selvaggio” e potrebbero tranquillamente evitare.. E dato che io stesso realizzo a mano tutti i CD e le t-shirt degli Yayla, ottengono qualcosa che ha un forte valore sentimentale, una sorta di ringraziamento da parte mia.

 
Ci sono gruppi che ti senti di citare come influenze primarie per il sound Yayla?
Non per il sound degli Yayla. Perché gli Yayla non hanno un sound definito, se c’è qualcosa è piuttosto qualcosa che va oltre il concetto canonico di sound ma che cerco comunque di esprimere perlopiù attraverso il sound stesso. La formalità, che è il modo più spurio di osservare un lavoro, a mio parere, cambierà in futuro. Non sorprendetevi se di punto in bianco comincerò a fare qualcosa di completamente diverso che porterà comunque il nostro nome, ma non sarà così per i prossimi album. Per il mio approccio alla trilogia sono stato ispirato da tutta la musica che ho ascoltato nel corso della mia vita. Naturalmente il loro guscio (parlo dell’esteriorità estetica e formale) è quello che nell’ambiente viene catalogato come black o death metal e dovrei citare band come Summoning, Velvet Cacoon, Xasthur, Acheron, 1349 e via discorrendo come ovvie fonti d’ispirazione da cui ho portato la musica verso nuovi orizzonti sonori e a parer mio anche strutturali. Per la colonna sonora di “Fear Through Eternity” mi sono ispirato alla musica classica ed elettronica, per fare dei nomi direi Mortiis e Jeremy Soule. Ma come ho detto, questi sono solo i più immediati nel catturare l’attenzione. Sono stato ispirato da tante cose nel corso della mia esistenza che è impossibile fare un elenco di tutta la buona musica che c’è, ci sono tanti film e opere d’arte incredibili e cose al di là dell’arte che consciamente e inconsciamente influenzano il mio lavoro.

 
Vantaggi e svantaggi del fare tutto da solo? In futuro pensi di poter accettare l’arrivo di nuovi elementi in formazioni o farai sempre e solo tutto tu?
Uno dei motivi principali per cui sto mi sto dedicando maggiormente all’arte che ad altro è il fatto che l’arte può essere davvero personale. Viene da dentro di me, passa attraverso il mio corpo e diventa una cosa a sé stante. Sia chiaro, è un’illusione, ma un’illusione molto efficace. Naturalmente, come tutto in questa etero-esistenza, non è soggettiva ma è stata influenzata da molte cose ma trovo che sia il modo più efficace di costruire una drammaturgia di questa cosa che non può “esistere”, lavorare nell’esistenza esistenza per raggiungere e portarvi unità. Riguardo alla praticità di produrre un lavoro senza l’aiuto di nessuno, è una cosa che faccio con gran comodità. Fare quasi tutto da solo è positivo perché non devo aspettare nessuno, non riesco a trovarci qualcosa di negativo, però mi faccio ancora aiutare per preparare lo studio (posizionare i microfoni, scegliere le attrezzature e cose così) e nel mixing-mastering. Amo il processo di creazione, ma odio dover dipendere dagli altri per goderne, quindi ho imparato a fare tutto da solo, nel limite delle mie possibilità. Potrei farmi aiutare da qualcuno in futuro ma non so se come membri a tempo pieno, però se riuscissi riaverlo con me, vorrei di certo Merdumgiriz di nuovo nella band come membro a tempo pieno.

 
Qualche disco degli ultimi anni che ti ha impressionato particolarmente?
Con questa domanda mi hai fatto capire che devo assolutamente ricominciare a cercare nuova musica.
Senza pensarci troppo e con un minimo di considerazione per la varietà stilistica:
- Furze – Psych Minus Space Control 
- Sorg Uten Tarer – Our Nightsongs Will Forever Be
- Manierisme – フローリア
- Matthew A. Wilkinson – Post Namers
- ▲NDRΛS – Invoking The Triangle
- Neverdays – Neverdays (lo abbiamo fatto firmare con Merdumgiriz, secondo me quest’album è un capolavoro)
- Voldsom – Vandringen I
- Bohren & der Club Of Gore – Dolores

 
Infine non posso che rinnovare i miei complimenti, concludi l’intervista a tuo piacimento.
Grazie mille per il tuo interesse nei confronti della mia arte e il tuo sostegno. Sei una persona gentile come non ce ne sono quasi più, che vuole davvero sostenere gli artisti in ogni modo, sei davvero lodevole, perciò ti faccio i miei complimenti.