Dopo l’ascolto e relativo top album di Sedna (Qui la recensione ), non potevamo farci sfuggire l’occasione di farci spiegare cosa orbita attorno al mondo di una delle migliori realtà nazionali (e non). Quando si ricevono risposte di questo tipo si verificano due piacevoli ed ulteriori fattori che non possono fare altro che bene al “tutto”. In prims finisci con l’apprezzare maggiormente la formazione anche sotto l’aspetto umano (mentre prima rimaneva solo “suono”), e più ritorna anche la voglia di fare qualche intervista in più, aspetto che al momento stiamo un pochino tralasciando sulla webzine. Ma basta ciarlare, lo spazio importante se lo meritano tutto loro.
E’ passato un po di tempo fra il vostro demo d’esordio e il primo full-lenght. Quanto lavoro ha richiesto Sedna ? Avevate un’idea chiara su come dovesse suonare o qualcosa è nato all’ultimo durante la sua registrazione? Ve lo chiedo perché la vostra musica offre simultaneamente “controllo” e “intuizione”. C’è qualcosa di vero su queste mie seghe mentali?
“Sedna” può essere considerato un salto nel vuoto ad occhi chiusi e con le mani legate. Non sapevamo bene a cosa saremmo andati incontro quando abbiamo iniziato a scrivere i brani, sapevamo solo che lo stavamo facendo e ciò ci bastava. Il disco per noi è stato un nuovo punto zero, in quanto Eric era uscito dalla band un anno e mezzo prima, lasciandoci in una situazione di stallo senza un futuro delineato. “Sedna” è il risultato delle nostre speranze e della nostra capacità di porre fiducia l’ uno nell’ altro. Ci abbiamo messo circa un anno a scriverlo, nel frattempo ci siamo fatti un idea del suono che dovesse avere man mano che passava il tempo. Non abbiamo preso strade precise volontariamente, è venuto fuori tutto nella maniera più naturale possibile a tal punto che ogni singola nota la riconosciamo come parte di noi. Il lavoro in studio non ha fatto altro che enfatizzare quello che già avevamo creato, quello che aspettava solo di poter uscire fuori ed urlare il più possibile.
Ponetevi all’esterno, critiche e pregi sulla vostra musica nella veste di comuni ascoltatori.
La nostra musica, per noi, è emozione ed empatia…di conseguenza ci è impossibile anche solo immaginare di percepirla come spettatori esterni. Sappiamo che spesso la gente apprezza, soprattutto in sede live, questo ci può creare un’ idea di cosa può essere il nostro sound per un normale ascoltatore. L’ ultimo commento che ci è stato fatto, subito dopo la nostra esibizione al Celebrare Noctem di Linz, è stato: “You are huge…not big…HUGE. Fuckin’ epic.”, quindi possiamo supporre che ci sia qualcuno che realmente apprezza. Queste sono soddisfazioni, che ci aiutano e spingono a tenere la testa sempre alta.
Sedna ha ricevuto responsi più che buoni, siate sinceri, ve lo aspettavate?
Di partenza siamo persone molto scettiche, terrene e umili. Sappiamo bene di fare “quello che piace a noi”, senza porci il problema che sia la moda del momento o quello che la gente vuole, di conseguenza preferiamo non crearci aspettative. Non ci eravamo quindi creati idee per evitare eventuali delusioni, anzi. “Ragazzi se va male, pace. Ci abbiamo provato.” Ce lo siamo ripetuti spesso, probabilmente come motivazione involontaria per continuare a dare il massimo delle nostre anime all’ interno dei pezzi. Quando abbiamo iniziato a vedere i primi riscontri positivi abbiamo pensato ad un caso, poi le recensioni, le vendite del disco ed i live report a nostro favore hanno iniziato a sommarsi, quindi abbiamo iniziato a credere al fatto che in fondo siamo capaci di creare qualcosa di emozionante. Il che è il massimo per noi. Ciononostante rimaniamo comunque con i piedi per terra, sappiamo che tutto ciò che sale, può scendere da un momento all’ altro. Di conseguenza l’ unica cosa che facciamo e che possiamo fare, è continuare a mettere il nostro massimo all’ interno di ogni nota.
Parlatemi a ruota libera di Sedna, c’è qualcosa di non detto in giro, qualcosa che bisogna ulteriormente sottolineare?
Per noi è molto importante il fatto di essere uniti, non solo nella musica, ma nella vita di tutti i giorni. Siamo amici da lungo tempo, quindi non ci vediamo solo per suonare in saletta o sul palco. Questo ha creato in noi un forte legame di fratellanza, che ci permette di lavorare meglio quando ci mettiamo a comporre qualcosa di nuovo o a sistemare qualcosa che già ha la sua forma (che si tratti di un brano intero o semplicemente di un intermezzo). La confidenza ci ha portato piano piano ad avere una sempre maggiore immediatezza e naturalezza nella creazione della musica, a tal punto da concepire questo tipo di rapporto, fondamentale per quella che è la nostra concezione di musica. Sono le emozioni che creano la musica, non semplicemente la capacità del musicista stesso…di conseguenza l’ ispirazione viene sempre da un principio di affinità tra chi unisce le proprie menti per creare.
La scelta del nome che portate ben si sposa con la musica proposta, quali sono le motivazioni che vi hanno spinto a scegliere Sedna?
Come la maggior parte delle cose che abbiamo creato e che continuiamo a creare, “Il caso” ha scelto Sedna. Elyza e Mattia una sera guardavano la tv in casa, un documentario sull’ universo e sui pianeti del sistema solare. Rimasero affascinati dalla descrizione di questo planetoide nano, rosso in superficie ma comunque freddo. Lontano da tutti e tutti, in un orbita inspiegabile. Capirono che era tutto quello che stavano cercando… tempo dopo, scoprire che Sedna era anche una divinità Inuita, ci aiutò a collegare altre parti del nostro sound rimaste ancora parzialmente inspiegate anche a noi stessi. Per dare un maggione naturalezza a ciò che facciamo, prima creiamo qualcosa poi ne capiamo il perchè. Cosi è stato per Sedna. La scelta è stata motivata mesi se non anni dopo del perchè. Ora come ora, sentiamo il nome come parte delle nostre persone, del nostro spirito e del nostro essere. La ferocia che c’è nel nostro album, è la stessa con cui Lei si abbatte sulle navi che attraversano il suo oceano. La desolazione e la perdizione di certi fraseggi, sono riconducibili alla deriva di un pianeta disperso nello spazio profondo.
Siete stati molto attivi sul fronte live negli ultimi tempi, come reagisce il pubblico di fronte alla vostra non proprio immediata proposta? Com’è lo stato di salute della nostra Italia su questo versante? vedete dei miglioramenti oppure tutto è destinato a crollare ulteriormente?
Non sappiamo realmente come reagiscono le persone “durante” il concerto, in quanto Alex ed Elyza suonano uno di fronte all’ altro dando quasi le spalle al pubblico. Questo ci porta ad una sorta di isolamento, una specie di concerto privato con delle persone che guardano da dietro uno specchio. Il nostro show può risultare effettivamente ostico, in quanto si parla sempre di 40/45 minuti di musica continua, senza pause, senza ringraziamenti e senza intervalli. Coloro che arrivano alla fine è perche sono rimasti ipnotizzati dal nostro rituale, attoniti nel vedere tre ombre avvolte dal fumo che urlano nell’ oscurità. Abbiamo sempre ricevuto dei riscontri positivi da chi è rimasto a vedere un nostro show fino in fondo, sentendoci fieri nel sentirci dire che nel complesso risultiamo qualcosa di particolare e fuori dal normale. Abbiamo cercato di suonare il più possibile per poter portare in giro il nostro Self-Titled, abbiamo avuto (e avremo per fortuna) occasione di testare anche l’ ambiente fuori dall’ Italia…abbiamo quindi capito perchè molte band che hanno la possibilità, suonano soprattutto all’ estero. Purtroppo, il nostro paese è sormontato da ostacoli quando si parla di musica estrema. Spesso suonare vuol dire perdere dei soldi, vuol dire spostarsi per 20 persone e trovarsi in mani di chi gioca a fare il promoter. Noi ce ne siamo sempre fregati, non ci importano i soldi e anche quando ci siamo trovati di fronte a 5 persone abbiamo sempre dato il massimo. Vedendo però che in paesi come l’ Austria o la Repubblica Ceca, vieni trattato come il migliore musicista del pianeta, ti fa sentire gratificato ma allo stesso tempo deluso. Nel nostro paese purtroppo, devi essere la band del momento che fa il genere del momento, non conta un cazzo che tu faccia schifo o meno. Conta il tuo nome. Fuori abbiamo sempre ricevuto trattamenti incredibili, sia a livello umano che a livello materiale. Sia che si parli di gente che non ci ha mai sentito e che è rimasta dall’ inizio alla fine del concerto, sia che si parli di un promoter che ci ha pagato l’ albergo pur non essendo delle rock star. Ovviamente esistono le eccezioni, abbiamo trovato persone stupende anche in Italia, coloro che si fanno il culo sempre, ma in risposta le abbiamo sempre viste ricevere pugni in bocca da un paese che fa di tutto per limitare certi estri creativi. Locali che vengono chiusi e boicottati, promoter che ti chiedono dei soldi per suonare, figli di papà che stanno sulla scena un anno e diventano eroi della nazione pur non avendo mai suonato fuori dal proprio quartiere. Ci riteniamo comunque fortunati, perche pur essendo in un ambiente non motivante, abbiamo sempre tenuto la testa alta e siamo andati ben oltre queste cazzate, semplicemente siamo in un mondo in declino sempre piu netto ed intramontabile, facciamo però finta di non essere sull’ orlo del un baratro.
Cosa vi influenza (musica o altro) ? cosa c’è alla base di un vostro pezzo?
Niente di preciso, come dicevo prima ci lasciamo trasportare dal caso. L’ ispirazione del nuovo album che stiamo scrivendo è arrivata guardando un documentario sull’ universo (stranamente ahah), il quale ci ha aperto gli occhi sul fatto che quello che stavamo vedendo in quel momento era incredibilmente affine con quello che stavamo già creando. Componiamo musica improvvisando, concentrandoci su un brano alla volta…non sappiamo neanche noi cosa ci ispira realmente, forse quello che ci fa sentire vivi dentro. Quando proviamo i brani del disco prima di un concerto, in sala prove, è come se li facessimo per la prima volta, stessa emozione. Questo per noi è fondamentale, perchè vuol dire che prima di tutto, siamo stati noi stessi la nostra fonte di ispirazione. Musicalmente parlano invece, ascoltiamo tutti molta musica con un ampio spettro di generi: spaziamo dall’ ovvio post metal, fino all’ ambient, passando dal black metal fino al crossover. Pensiamo che ascoltare più musica possibile, sia fondamentale per un musicista, abbiamo infatti visto che da qualsiasi brano di qualsiasi genere, si può trovare ispirazione…che sia musica classica o del death metal. Ovviamente alla base del nostro sound, ci sono quelli che sono per noi i nostri mentori, gli Altar of Plagues. Non cerchiamo di emularli assolutamente, sarebbe stupido ed irrispettoso nei loro confronti. Cerchiamo comunque di tratte ispirazione dalla loro incredibile capacità di empatia dei loro brani. Andando oltre sicuramente si può parlare di Amenra, Isis, Neurosis, Deathspell Omega e tanti altri. Cerchiamo sempre di avere un sound che abbia anche una base ambient e “da viaggio”, ispirandoci a gruppi drone o dark ambient.
Come è nato il sodalizio con la Drown Within Records? Sono andate bene le vendite di Sedna? Saranno previste ulteriori ristampe, magari in diversi formati?
Siamo amici con Cristian di Drown Within da anni, fù lui al tempo che ci fece incontrare, quindi avendoci seguito e supportato sin dagli albori, ci è sembrato quasi naturale far uscire il nostro primo album per la sua Label. Le vendite stanno andando bene, soprattutto grazie alla nostra attività live e alla visibilità dataci dalla DW e dall’ Unquiet Records (Pol). Abbiamo stampato i Tape grazie alla Dwyer records (Can), ma per ora non si parla di altre edizioni dell’ album. Ovviamente per noi sarebbe incredibile poterlo far uscire in formato vinile, ma le spese sono eccessive per un autoproduzione e per ora nessuna etichetta si è offerta per la stampa.
Parlateci dello split Deprived, come dobbiamo interpretare Red Shift? L’avevate già pronta o è stata registrata appositamente per lo stesso?
“Red Shift” è stata composta dopo i brani contenuti in “Sedna”, ma registrata prima. Questo perchè inizialmente, il brano era stato concepito per far parte della compilation de “Il Pozzo dei Dannati” (curata da Francesco Scarci). Successivamente è nata l’ idea con Cristian dei Dementia Senex/Drown Within, di sfruttare ulteriormente il brano per farne uno split. Per quanto di diversa composizione, Redi Shift ci ha sempre affascinato, quindi perchè non sfruttarla al meglio? Abbiamo deciso cosi di fare una release digitale curata da Drown Within records. Il brano è nato per caso in una sera, improvvisando nella nostra sala prove. Sapevamo di dover comporre qualcosa di breve ma intenso (non i soliti 15/20 minuti per intenderci). Abbiamo iniziato a suonare insieme e la musica è venuta praticamente da sé, al punto che una decina di giorni dopo la stavamo già registrando. Il “Red Shift”, in termini astrofisici, è il Viraggio verso il rosso: piu un corpo si allontana dall’ osservatore più questo tende a prendere una colorazione rossa. Il concetto alla base del brano sta nel fatto che il rosso è da sempre inteso come un colore caldo e avvolgente, quasi rassicurante. Prendendo in considerazione il concetto planetario e unendo le cose, si ha quindi una sorta di visione illusoria di vicinanza. Vedendo il corpo celeste sempre piu rosso si ha l’ impressione che questi sia sempre piu vicino a te, piu caldo…al contrario, questi si sta allontanando sempre di più.
Qualche anticipazione sul futuro? Dobbiamo attenderci drastiche mutazioni o per il momento resterete ancorati a quello che ora come ora si può definire come “vostro stile”?
Non lo sapremo finche il futuro non sarà diventato presente. Viviamo la musica con empatia dinamica, perciò lasciamo che scorra dentro di noi nella maniera più naturale possibile. Non ci diamo dei canoni o degli obblighi, semplicemente suoniamo quello che sentiamo…in questo modo sappiamo che non sbaglieremo nei confronti di noi stessi. Faremo della musica peggiore o migliore? Non lo sappiamo. Sappiamo solo che tutto ciò che abbiamo fatto e che faremo è vissuto e sarà vissuto con il massimo della nostra anima. Abbiamo già iniziato a comporre nuovo materiale ed effettivamente suona leggermente diverso dal nostro album di debutto, ma questo non ci spaventa. Siamo comunque noi stessi. Continueremo la stesura del disco a tratti, cioè dopo il tour europeo di agosto e dopo quello di ottobre. Speriamo di avere una bozza del nuovo album entro la fine dell’ anno.
Per concludere i ringraziamenti di rito e spazio libero a vostra disposizione.
Grazie mille alla vostra redazione per l’ intervista. Grazie a tutti coloro che ci supportano e coloro che stanno credendo in noi. Siate sempre curiosi di vivere le cose, non rimanete chiusi in voi stessi…rischiate sempre di perdervi qualcosa.