“La tristezza di essere al quarto disco e vedersi costretti all’autoproduzione.”
Certo, le male lingue potrebbero dire che i The Furor non offrono niente di buono o di eclatante rispetto alla consistente massa di musica estrema che bazzica felicemente nel mondo. Cercare di “rovinare” tale ardimentoso concetto sarebbe un po’ come arrampicarsi sugli specchi lo ammetto, ma nel suo piccolo questa malefica entità proveniente dall’Australia (che vede qui la sola e unica presenza di Disaster, già noto per aver militato in diverse formazioni fra le quali spiccano Impiety e Mhorgl) riesce a plasmare un buon disco nel suo genere, un lavoro capace di tenere compagnia senza però farti mai pensare (o esclamare) “wow, che bomba!“.
Impending Revelation naviga così sopra una sicura sufficienza, certo, si mischia ad altri prodotti (una bella mattanza di sicuro, la copertina mi viene pure in aiuto nel cercare di descriverla, in ogni caso molto bella nel “visionare” caos e furia generati) circoscritti nell’area del bestial black metal, laddove dominano gente come Destroyer 666, Bestial Warlust e Impiety (o i vicini di casa Exordium Mors tanto per restare ad un livello certamente superiore e già trattato su queste pagine) giusto per piazzare alcuni paletti sacrosanti, c’è da dire che ai The Furor piace premere il grilletto dell’accelerazione senza tentennamenti o indugi vari, i momenti blandi non vengono di fatto minimamente contemplati, e la non poca presenza di assoli agisce come ulteriore (e definitivo) tocco schizofrenico della proposta. La musica arriva a noi scomposta ma con intenti arrembanti, priva di respiro dall’inizio alla fine (solo in conclusione si tirano leggermente le redini, prima con la cover di Show No Mercy e poi con l’aura primordial/rituale di The Pentagram Prevails , mentre la sensazione di “melodico” la si avverte concretamente solo su Corpse Eclipse), e la cosa sicuramente positiva è rappresentata dal fatto di non avvertire l’unica figura reale dietro agli strumenti, c’è l’idea e la sensazione di band sotto, e da questo punto di vista l’operato di Disaster si può definire altamente prodigioso.
Blasfemia che non sfocia mai nella cacofonia (questo è bene sottolinearlo), pura instabilità sfogata e gettata fuori con ogni cellula a disposizione. La batteria è sempre sugli scudi, quasi a sottolineare la non comune abilità nel nostro con tale strumento, le chitarre sono invece una ribollente pentola di liquido rossastro, ora serrate oppure lanciate a forza contro l’infernale ed immaginaria muraglia posta di fronte. Lo scream recita un ruolo velenoso, le sembianze si fanno aspre e sibilanti, soprattutto quando si formano situazioni da staffetta con i lancinanti solos. Altri nomi di contorno che si possono fare nel tentare di definire l’universo marchiato The Furor sono anche Marduk e Krisiun, collanti finali da aggiungere qui e là a piacere sopra al resto già meznionato prima.
Impending Revelation va preso per quello che è, una freccia lanciata con considerevole rabbia e velocità, ben suonata e tutto, ma con pecche considerevoli al momento di chiudere il cerchio dell’esaltazione. Lo ascolto e mi piace, ma non riesce ad andare oltre quella sensazione di completa sufficienza che pare dominarlo da cima a fondo. Se avete bisogno di una bella scarica un giretto sopra potete anche pensare di farcelo, la delusione dovrebbe girare in ogni caso alla larga. Poco meno di tre quarti d’ora per andare all’altro mondo con il cervello bello fumante.
Summary
Autoproduzione (2014)
Tracklist:
1. Hammer Hierarchy
2. Inferno Fortification
3. Summoned Obscurity
4. Seven Trumpets (Ceaseless Armageddon)
5. Corpse Eclipse
6. Diabolic Liberation
7. Black Sorcerer of Sadism
8. Show No Mercy (Slayer cover)
9. The Pentagram Prevails