Hypnosia – Extreme Hatred

Aaah, i thrasher svedesi Hypnosia, che razza di culto personale il loro secondo disco Extreme Hatred.

Trattasi del loro unico disco, lavoro che seguiva di un anno l’ep Violent Intensity (1999) e che segnava l’approdo sotto le cure di Hammerheart Records. L’etichetta olandese in quei tempi sapeva estrarre ottime realtà dall’underground e gli Hypnosia nel loro piccolo sono sempre rimasti scolpiti dentro il mio immaginario: il loro Extreme Hatred per qualche strana ragione mi è sempre capitato sotto tiro e sono finito ad ascoltato davvero molto spesso.

Ho sempre avuto la prima stampa in cd, ma fino ad oggi mi ero sempre perso la versione in vinile (un’altra ristampa arrivava nel 2014). Questo 2021 segna la fine di questa mancanza grazie alla nuova ristampa operata da Petrichor, etichetta “satellite” della più nota Hammerheart Records. L’entusiasmo dettato da tale acquisto mi ha smosso nel scrivere queste due righe nei confronti di un album che ogni sostenitore dei primi Kreator dovrebbe custodire gelosamente nel proprio -scarsamente illuminato- scantinato.

Extreme Hatred in appena 35 minuti riusciva a condensare irruenza, passione, tachicardia e marciume. Gli Hypnosia equivalevano al classico diamante grezzo ed è un vero peccato non aver potuto assistere a nessun tipo di sua lavorazione. Ma per le mani ci rimane un prodotto speciale, figlio di una espressività fatta di grinta e purezza che il genere esige già dalle sue radici.

Voce al vetriolo di chiara ispirazione “Petrozziana”, bella pungente e selvaggia (disposta a cedere lo scettro malvolentieri, esempio calzante sarà una Circle of the Flesh priva di respiro) traina dei pezzi che assurgono in toto alla categoria di “inni”. La produzione ci riconcilia con un sound più vero e terreno, è il tiro ciò che conta di più e tutto funge a suo favore.

Non mancano gli assoli schizzati e qualche partitura strettamente death metal. Ciò che più importa è quello che gli Hypnosia riescono a ricreare ancora oggi con un semplice ascolto. Si aprono varchi con il passato grazie al gusto e alle tipiche “voglie di gioventù” pronte a materializzarsi, i ritmi arrivano trainati con forza e colpiscono, e sono tanto fottuti quanto incalzanti.

Poi c’è lei, quella Operation Clean-Sweep che ancora oggi mi manda fuori di testa con i soli rintocchi introduttivi. Ovviamente nulla si toglie alle varie title track, Circle of the Flesh, Act of Lunacy, e Traumatic Suffering (senza omettere la strumentale Gates of Cirith Ungol che forse stona, ma si fa comunque apprezzare), brani schiaccianti e totalmente incuranti di guardare a mode o evoluzioni che potevano nascere in quegli anni.

Derivativi quanto volete ma con un bel dito medio perennemente alzato. Grazie a Mikael Castervall, a Michael “Mike” Sjöstrand (R.I.P.) e a Hampus Klang, siete riusciti ad imprimere la vostra anima su questo dischetto.

70%

Summary

Hammerheart Records (2000), Petrichor (2021)

Tracklist:

01. Extreme Hatred
02. Circle Of The Flesh
03. The Last Remains
04. Operation Clean-Sweep
05. Comatose
06. Act Of Lunacy
07. Gates Of Cirith Ungol
08. Hang ‘Em High
09. Traumatic Suffering