Secondo full-lenght per i cinesi Heartless e altra prova dai contorni “sconfortanti”. Il progetto è spalleggiato ancora una volta dalla sempre splendida Pest Productions, Lu (il nostro polistrumentista) confeziona per l’occasione un monolite di soffuso e sornione depressive black metal.
Anaesthetization (che si presenta alla grande con una bella copertina) ha il pregio di contenere canzoni abbastanza lunghe e monotone (ovviamente, cosa credevate?) che però non portano mai al totale sfinimento. Troveremo invero un ideale bilanciamento, l’accompagnamento sonoro auspicato che ci avvolge lungo tre sofferti quarti d’ora. Ascoltare questo disco però non è così semplice, avere il “callo” per le lunghe composizioni poco variabili (o fantasiose) è praticamente essenziale, e l’essere abituati a quel particolare habitat sonoro “di non speranza” anche. Drappi malinconici andremo a scoprire, cose che ti fanno capire di come l’uscita punti il proprio dito nei confronti dei veri ascoltatori di questa speciale -e forse ormai satura- branchia musicale.
La più forte sensazione avuta è quella di sprofondare in un particolare e ormai ammuffito “deperimento”, dove tutto sembra condurre all’inevitabile invecchiamento. Agonizzanti (e pregni d’ansia) ci adageremo sulla costante lentezza di fondo, trasportati da chitarre tanto suadenti quanto anestetiche e da una voce acida e puntualmente abrasiva.
Non avremo il minimo scampo, il più piccolo spiraglio di speranza ci viene chiuso senza bisogno di ulteriori appelli, è salda la porta che viene sbattuta in volto, l’unico rifugio l’immaginaria positività che vive e muore dentro di noi. Esempio ideale è la sentitissima Anxiety, dove armoniosi fiumi di negatività saranno pronti a cullarci verso la più inutile delle esistenze. Illusion prende la mano ma la lascia prontamente, l’ascoltatore dovrà fronteggiare i propri demoni da solo e nel bel mezzo del nulla (tutto questo è merito della sua ingente durata di ben 14 minuti), solo forze innate o ostinate difese interiori saranno in grado di salvare il corpo da questo costante naufragio (a suo modo piacevole, come ogni flusso emotivo). Conspiracy possiede qualche fiammata forzuta (che quasi passa in sordina lasciando pochi segni), mentre Falsehood chiude la pratica con il suo climax decrescente, apatico e malsano. Piano piano, nell’avanzamento, ci sentiremo sempre più addormentati, deboli, schiavi di questa straziante dimensione abulica.
Ascoltate Anaesthetization solo nella situazione idonea e con l’umore iidoneo, altrimenti sarà troppo semplice tacciarlo come “l’ennesimo inutile disco”. Lente ed esclusive emozioni per soli malati terminali del genere.
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Summary
Pest Productions (2011)
Tracklist:
01. Intro
02. Anxiety
03. Illusion
04. Conspiracy
05. Falsehood