Un prodotto curato lo percepisci senza troppi fronzoli, all’istante, e Fallen King Simulacrum lo è (proprio come la sua title track); l’esordio degli italiani Harkane può di certo fregiarsi di tale suggestivo titolo.
Enfatizzazione della manovra attraverso l’uso della sinfonia (mischiata con death e black), aspetto caratterizzante e più che presente all’interno di questa poderosa opera; opera che non penserà mai di snaturare una formula capace di macinare e maciullare ammettendo al suo interno ben poche soste, o qualsivoglia respiri (potrebbe sembrare strano dirlo, ma la ricchezza qui dentro porta sempre avanti il discorso senza “bloccarlo” mai, c’è sicuramente un lato prevedibile, ma anche uno molto forte e creativo capace di spiazzarti lievemente ad ogni nuova canzone).
Gli Harkane sono bravi in ciò che fanno perché tengono in parte occultate le loro prelibate arti magiche. In tale maniera non ci spiattellano sul volto l’immediatezza, preferendo piuttosto un gusto arcigno e compatto, totalmente devoto alla creazione di brani inglobanti e tragici (ed oscuramente epici aggiungerei), perfetti catalizzatori di un’energia mistica capace di colpire con sagacia nel segno di alcuni punti nevralgici.
Saltano all’orecchio diversi nomi noti (impronte di Dimmu Borgir, Ex Deo, e dei nostrani Fleshgod Apocalypse per planare con solidità su sembianze/suggestioni care alla evoluzione avuta dai Septicflesh come evidenziano molto bene le granitiche Requiem For a Heretic, Caligula e Hidden amongst the ruins of Ur), ma a differenza di questi gli Harkane cercano di badare di più alla sostanza senza finire col rimirarsi troppo allo specchio; c’è una ricerca di un soggiorno sicuro dentro una sfera pienamente underground, proprio laddove i riconoscimenti sapranno essere realmente sinceri e quindi confortevoli per la frangente più spirituale.
Fallen King Simulacrum è pronto a soggiogare drammaticamente con tutta calma, e solo a seguito di attente analisi (con le orecchie ben tese e la capacità di saper sprofondare dentro un riffing trainante, opportunamente grasso quanto cingente) che potranno cesellare un rapporto molto confidenziale con il disco (a tal proposito sembrano scritte l’epica e cingente Dajjal e Dakhma). La tela preparata dagli Harkane è in tale modo tesa, pronta a catturare quelle individualità capaci di “scavarsi” una propria e sicura nicchia al seguito del consolidamento di nuovi e proficui ascolti.
Summary
Dusktone (2020)
Tracklist:
1.Requiem For a Heretic
2.Caligula
3.Dajjal
4.Hidden amongst the ruins of Ur
5.La fraude des siècles
6.Fallen king simulacrum
7.Dakhma
8.Nemontemi
9.Howler in Darkness