Harakiri for the Sky – Scorched Earth

Gli austriaci Harakiri for the Sky non offrono mezze misure, o li ami oppure cedi e finisci per non tollerarli. L’imposizione di questo bivio è viva più che mai e anzi, è andata ad ingrossare disco dopo disco. La quantità di carne messa nel fuoco è aumentata, tanto che reggere la botta degli ottanta e più minuti di Mære non deve essere stato affatto semplice per tanti. Tuttavia ho adorato l’album appena menzionato e lo reputo il loro apice creativo con gli altri a seguire in ordine sparso, a seconda dell’umore.

La loro carriera ha mantenuto un percorso circolare, perfezionandosi a piccoli dosi sino ad arrivare a queste ultime fatiche dal taglio diciamo più professionale. Ciò non toglie la bontà primordiale di un disco omonimo d’esordio che letteralmente adoro, ma ora è tempo di parlare di Scorched Earth, l’atteso sesto capitolo della loro discografia.

Scorched Earth snellisce un poco i minuti fermandosi ad un’ora e sette minuti (rimane pur sempre il solito mattone da dover digerire, non è mai semplice affrontare una loro creazione). Tale limatura aiuta ad arrivare in fondo in modo più fluido rispetto all’illustre Mære, saranno sottigliezze ma è intanto rappresenta la pura realtà (d’altronde ci si abitua meglio alla “normalità” dopo aver provato un allenamento più duro).

Ogni canzone è come un capitolo di un libro, un libro dove ogni pagina appare intensa, visceralmente studiata, drammatica; vissuta sino in fondo spesso e volentieri con il respiro bloccato. I riflettori si devono appoggiare sulla traccia protagonista senza distrazioni, senza il bisogno di pensare ad altro, si fruisce della passione che gli Harakiri For the Sky imprimono, comprimono e stop. Questo discorso lo potremmo applicare benissimo ad ogni loro creazione e con naturalezza scivola via anche sul nuovo Scorched Earth.

La band propone il suo stampo personale, un melodic/post black metal dalle tinte depressive che si lavora i nostri fianchi lacerandoli. Il duo formato da M.S. e J.J. è ormai una garanzia e acquista un potere specifico, incrementandolo con lo scorrere del tempo.

Il nuovo nato ha forse bisogno di un ripasso ulteriore rispetto al suo predecessore, i suoi pezzi sembrano sbocciare in modo inaspettato, e il primo ascolto se ne starà “ben nascosto”, quasi non si presenta al momento di dare risposte all’appassionato fruitore.

Heal Me svolge la sua funzione da opener al meglio, la band appare da subito scattante, pulita, trainata a dovere dall’ormai determinante lavoro di Krimh alla batteria (la sua creatività ha dato smalto e dinamicità al tutto, non si può non “vedere” ciò). Keep Me Longing è poi la classica composizione capace di crescere in modo esponenziale sino a livelli prima impensabili, fulgido esempio di cosa significhi ascoltare la loro musica con quelle parole che scendono come una cascata.

Si prosegue con Without You I’m Just a Sad Song (quanti picchi si notano al suo interno) e non appena partono le chitarre, lacrime giungono a solcare il viso. L’impatto risulta incredibile, incrementato dall’ingresso vocale perfetto di J.J. Con No Graves but the Sea non si sbaglia e si realizza quanto ci sia più dinamicità in generale, poi arriva With Autumn I’ll Surrender e le mie difese puntualmente decadono, quando gli Harakiri for the Sky vogliono eccellere, vanno a creare tali affreschi.

Solida e pungente I Was Just Another Promise You Couldn’t Keep, canzone che lascia chiudere il sipario a Too Late for Goodbyes prima e alla solita cover tormentone Street Spirit (Fade Out) di marca Radiohead.

La musica degli Harakiri for the Sky rappresenta un’eccezione in un mondo che preme l’acceleratore sempre più forte. Fruire di un loro disco dall’inizio alla fine è oggi più che mai un segnale forte, una ferrea risposta di rifiuto nei confronti di chi ci vuole divorare in un solo boccone.

80%

Summary

AOP Records (2025)

Tracklist:

01. Heal Me
02. Keep Me Longing
03. Without You I’m Just A Sad Song
04. No Graves But The Sea
05. With Autumn I’ll Surrender
06. I Was Just Another Promise You Couldn’t Keep
07. Too Late For Goodbyes
08. Street Spirit (Fade Out) (Radiohead cover)

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