Hammerfilosofi – The Desolate One

Il progetto norvegese Hammerfilosofi nasce in periodo di pandemia. Durante quei mesi, laddove tutti si lamentavano senza accorgersene della lunghezza delle giornate o della mancanza di frenesia (e di “socialità”), c’è stato anche chi ha potuto raccogliere la palla al balzo e trovare quel necessario nutrimento per lo spirito, attingendo a piene mani o ancor meglio “ritrovando” alcune pungenti e persuasive sensazioni negative, estratte da una magari ritrovata solitudine, o dal quel particolare silenzio che avvolgeva la quotidianità. Un fiume sensoriale che può tracimare e diventare altamente proficuo se canalizzato nella giusta direzione.

Ciò che fluttuava era decisamente adatto alla creazione e al ritrovo della vera essenza del black metal. Certe leve erano state innescate e hanno portato alla creazione del debutto The Desolate One, un disco che pensa a spargere odio e ritrovare l’essenza.

Alla partenza della opener The Torch si resta anestetizzati nel ritrovare quel senso maledetto/industriale alla Mysticum che racchiude anche le dimensionalità alla Thorns, Dødheimsgard e Diabolicum. E’ li che il nome Hammerfilosofi depone le sue uova con la speranza che possano schiudersi nel modo più adatto nelle orecchie di chi di dovere o di chi magari aveva dimenticato come si reagiva ad un determinato e chiaramente nocivo sound.

L’inquietudine regna sovrana all’interno dei “giochi sonori” di The Desolate One. La musica ti da subito l’idea della sua centralità ma da quella posizione saprà anche variare sotto i presagi opprimenti di un’apocalisse ormai imminente.

La prova vocale di The Crossed Bones riesce in qualche modo a far conciliare i Mayhem più deviati agli Isengard di Fenriz per un risultato cadenzato assolutamente tossico e malato. E’ una magia ipnotico/aggressiva quella che ci viene mandata contro, un’alchimia che vuole conquistare i sensi fluttuanti per poterli poi manipolare a proprio piacimento.

Calibrate, scarnificate dissonanze dominano l’incedere di Odi Profanum Vulgus et Arceo dove il riffing si fa grasso, pesante ed inquietante quanto l’arrivo di un implacabile macigno sul nostro corpo. L’interpretazione di The Sickle irrompe e corrompe già dopo i primi secondi di svolgimento, ci svezza a dovere in attesa di Abyssal Season e del lungo manifesto conclusivo The Skull, dove il trionfo si potrà dire conquistato.

Sarà il senso di chiusura e di forte oppressione a dominare The Desolate One. E’ un disco che bisogna sapere maneggiare, musica che richiede una “masticazione pregressa” di certe atmosfere, un qualcosa di già rodato che dovrà essere dapprima riconosciuto, poi accettato ed infine interiorizzato al meglio.

Il black metal che torna a scandagliare le impervie malvagità per concretizzare un viaggio profondo ed esploratore di una parte che magari temiamo e teniamo celata ai più. Un viaggio che lascia un suo eco distintivo, dal quale non si torna indietro, e che ci riconcilia con gli aspetti malsani e criptici del genere.

Summary

Aeternitas Tenebrarum Musicae Fundamentum (2023)

Tracklist:

01. The Torch
02. The Crossed Bones
03. Odi Profanum Vulgus et Arceo
04. The Sickle
05. Abyssal Season
06. The Skull