Hammerfall – Hammer of Dawn

Hammerfall capitolo 12. Il terzo album consegnato alle braccia di Napalm Records ha anche il compito di mantenere a bada la qualità faticosamente conquistata, e una certa opera di “restaurazione” in atto ormai da tempo (immaginate un monumento che vuole cadere a pezzi e loro che tentano in tutti i modi di preservarlo nel migliore dei modi). La domanda che si rincorre ad ogni loro nuova uscita è sempre la stessa: “possono ancora servire questi Hammerfall?” La risposta secondo il mio punto di vista è certamente positiva. Se prendiamo come esempio per l’appunto gli ultimi tre Built to Last, Dominion e l’attuale Hammer of Dawn non vedo cosa ci sia da lamentarsi, e se analizziamo bene i tre dischi possiamo pure notare i piccoli passi mossi verso un prodotto sempre migliore e autoritario (cosa non affatto scontata quando si gira attorno alla stessa materia da così tanto tempo).

Si, perché Hammer of Dawn sembra essere davvero il migliore di questa specifica fase della carriera degli svedesi. E’ il disco che più di tutti riesce a compattare le fila ed ergersi per eventuali scontri con i “titani” della loro discografia e visto che ci troviamo nel 2022 l’evento non è di certo da catalogare come “dei più scontati”.

La spinta data da un ruspante Dominion ha dato i suoi effetti, ed Hammer of Dawn rappresenta oggi la sua naturale prosecuzione. Una sorta di fratello maggiore che cerca di riportare in carrozza il monicker Hammerfall al meglio delle attuali possibilità. Tutto ruota attorno ad una formula super-consolidata, quella formula che potete immaginare facilmente chiudendo gli occhi e facendo scorrere immagini e titoli di canzoni passati ed appartenenti ad una specifica storia.

Con gli ingredienti disposti sul tavolo non resta che a noi la decisione sul come guardarli o cosa farne. La linea che separa la voglia dalla noia, dalla fiamma che arde a quella ormai spenta o disillusa. La capacità di saper rinverdire un ricordo passato e canzoni che mantengono un posto speciale nei gusti di tanti. C’è tutto questo in subbuglio mentre si ascolta Hammer of Dawn, null’altro che questo.

Le strofe di Brotherhood ci riportano seduta stante al periodo di collaborazione con Jesper Strömblad e il refrain non è di certo da meno (e promette sfracelli in veste live), capace com’è, di farti uscire la testa dal guscio, accendendo di fatto la curiosità nei confronti dell’album.

A seguire troviamo la title track, classico anthem alla Hammerfall che funziona e sempre funzionerà, mentre va sottolineato il lavoro alle chitarre di Dronjak e Norgren che diventa sempre meglio con lo scorrere degli anni (collaborazione iniziata con il disco del 2009 No Sacrifice, No Victory).

Il valore di Hammer of Dawn lo intuisci dall’entusiasmo che ti cattura alla partenza di No Son of Odin (ed altro chorus che rimarrà scolpito) e da una Venerate Me capace di miscelare ed adattare il songwriting degli Helloween di mezzo (mentre con l’ultima No Mercy si va alle loro radici) con il tipico stampo vocale di Joacim Cans e una comparsata di King Diamond a gettare sopra un velo d’ombra.

Proseguendo troviamo Reveries (pezzo che “abusa” del classico coro Hammerfall usato spesso all’interno di questo disco), mentre l’ingresso nella sempre pericolosa seconda parte dell’insieme avviene con le melodie malinconico/convincenti di Too Old to Die Young, traccia che riesce a tirare fuori parecchia grazia oltre al saper crescere smisuratamente con gli ascolti.

La produzione nei mitici Studio Fredman di Göteborg (accreditati anche i Castle Black Studios) è un toccasana per la musica degli Hammerfall, mentre Cans ottiene brillantezza dalle cure danesi degli Hansen Studios (emerge un po’ ovunque tale sensazione, ma ascoltare “il lento” Not Today per godere appieno della sua prestazione), tutto insomma sembra essere al proprio posto e pezzi come Live Free or Die (altra canzone che esibisce strofe, ritornello ed assoli notevoli), l’heavy power State of the W.I.L.D. e la terremotante No Mercy (ottima chiusura che sa spingere a dovere!) ci confermano che si, Hammer of Dawn è roba su cui tornare a scommettere pesante.

68%

Summary

Napalm Records (2022)

Tracklist:
01. Brotherhood
02. Hammer Of Dawn
03. No Son Of Odin
04. Venerate Me
05. Reveries
06. Too Old To Die Young
07. Not Today
08. Live Free Or Die
09. State Of The W.I.L.D.
10. No Mercy