Gateway – Galgendood

La pesca in casa Transcending Obscurity Records non finisce mai. L’etichetta è sempre a caccia di nuove realtà nel vasto territorio del metal estremo, e tu sai che lo spettro della qualità non verrà mai messo da parte a prendere la polvere. Ogni uscita riesce così nell’intento di dire la sua, talvolta meglio, altre in maniera sufficiente, però a regnare resiste un senso d’onore specifico, e quella sensazione che comunque andrà sarà in ogni caso un’avventura solida, pratica e soddisfacente.

Così, capita che anche un disco di appena mezz’ora come Galgendood riesca a generare quella dose di rispetto e piacere che ogni buon disco death-doom dovrebbe portarsi scrupolosamente dietro. Stiamo parlando della seconda opera del monicker belga Gateway, un disco penetrante, fetido (ma non troppo) ed efficace, capace di dire la sua grazie alla coabitazione di aspetti profondi uniti a rapidi ed incontenibili fendenti.

Sono potenti vibrazioni ad accoglierci su The Coexistence of Dismal Entities, prima traccia di un disco intriso di sensorialità catacombale. Passi ponderati ma in grado di muoversi con ritmo pachidermico, sarà proprio questa particolare attività strutturale a rendere Galgendood un disco da prendere e riprendere in diverse occasioni (e qui la durata funzionale corre notevolmente in aiuto).

La seconda in scaletta Sacrificial Blood Oath in the Temple of K’zadu ispeziona e circoscrive grazie ad un riffing ampio e magnetico. Saranno solo ed esclusivamente immagini desolanti a prendere campo e a manifestarsi di fronte ai nostri occhi. Una colata lavica impossibile da contenere pronta ad affondare la classica lama dentro un burro ormai in compianto stato di putrefazione.

Certi riff ti acchiappano con l’unico fine di scorticarti bellamente. E ben presto scopriremo che non ci sarà scampo da questa strada, ed ameremo restarci dentro chiusi, avvinghiati a questo “racconto” dell’orrore costruito a misura per noi.

Maledizioni scagliateci contro per mezzo di un cerimoniale attento a calibrare frequenze d’urto ed elementi cingenti. C’è il peso e lo si avverte prontamente, non sarà però un ascolto stancante ma tutt’altro. Si resta in carrozza visitando antri mortiferi ed abissali sulle note di un potentissima e tonante Bog Bodies Near the Humid Crypt prima di fermarsi per digerire l’ingente portata con l’asfissiante Galgendood – Dagritueel – Duvelsput (diverse chicche al suo interno).

Insomma, Robin van Oyen e i suoi Gateway attirano attenzione con metodi ipnotici e primordiali. Un sollazzo per ogni estimatore “rimasto” ad abitare la sfera del truce death/doom d’attacco. Album consigliato anche perché lo si può incastrare praticamente ovunque.

70%

Summary

Transcending Obscurity Records (2023)

Tracklist:

01. The Coexistence Of Dismal Entities
02. Sacrificial Blood Oath In The Temple Of K’zadu
03. Nachtritueel (Evocation)
04. Scourged At Dawn
05. Bog Bodies Near The Humid Crypt
06. Galgendood – Dagritueel – Duvelsput