Un disco fatto a modo, uscito proprio bene, magnetico, intrigante, selvatico e colmo di un senso melodico in espansione e particolarmente ispirato. Insomma, una sorta di trionfo nella dannazione per il black metal dell’Est Europa.
Loro sono i Frozen Wreath e Mea Culpa rappresenta il loro secondo album in carriera (uscito sotto Filosofem Records). La musica è davvero incredibile e mostra da subito molto solidità, mi basterebbe focalizzare l’attenzione sulla melodia lanciata dalla prima in scaletta Az én vétkem per mandare a casa molti, eppure questi ungheresi rimarranno per i soliti “oscuri motivi” affare per pochi, già lo so.
Catarsi, accettare con rassegnazione il corso degli eventi, lasciarli fluire per poterli assaporare con furente malinconia. Mea Culpa non molla un attimo la sua capacità di catalizzare, una bontà d’altri tempi, che perdura all’interno di composizioni mai scontate, mai troppo corte (mai forzate, si spengono laddove devono, dopo aver svolto il proprio ruolo a dovere). Eppure non possiamo far altro che restare avvinghiati alle sue note, alla divorante prestazione vocale, aggrappati con unghie affilate e pronte a colpire, a fare male laddove sarà necessario. La voce sprigiona la bestia che è in noi, la batteria la spinge e sostiene mentre le chitarre cercheranno di controllarla alla bene e meglio, in qualche modo.
I Frozen Wreath imbastiscono un sound “possessivo”, la produzione per quanto mi riguarda riesce nell’arduo compito di incantare per non parlare del lavoro del basso atto a conferire la necessaria profondità e pezzi già completi di loro. Che dire della cadenzata e pragmatica Az atya, a fiú.. di una tortuosa e meditativa Megrepedt vályogfalak (l’operoso riffing incanta ogni volta), delle pennellate della lunga Vénülő kezek per non parlare della conclusiva e lacrimevole Búcsúlevél (dove si registrano pulsazioni doom per incrementare la drasticità del tutto), testamento che suggella il concept riguardante sofferenza, inquietudine e suicidio.
L’abbraccio che ricarica la speranza e la voglia di andare a cercarsi nuove realtà underground. Il duo degli Frozen Wreath imprime la propria anima in queste sette composizioni che svolgono un preciso rituale, tutta roba da ispezionare e da interiorizzare con la giusta calma.
A cavallo di etichette come atmospheric e melodic black metal, anche se propenderei più per una descrizione molto più classica e “terra terra”. Rilucenti umori autunnali e una ambientazione completamente boschiva scorticano l’immaginario di questo Mea Culpa, un disco adatto a cavalcare le solitudini più marcate, pura introspezione black metal che nutre l’essenza dello spirito.
Summary
Filosofem Records (2023)
Tracklist:
01.Az én vétkem
02.Megrepedt vályogfalak
03.Vénülő kezek
04.Szabadíts meg a gonosztól
05.Az atya, a fiú…
06.Nem felejtek
07.Búcsúlevél