Ragazzoni ibernati che hanno trovato il modo, il rituale giusto per poter tornare a pestare i piedi sulla terra in stile zombie di Dead Snow. Ma qui non siamo in un film, qui si parla di death metal vecchio stile, di quello marcio e rallentato, fornitore di certe sensazioni legate indissolubilmente agli anni ’90.
Non so come la Century Media Records sia riuscita a scovarli, ad “estrarli” prima di altri da quelle possenti lastre di ghiaccio perché qui ci troviamo di fronte ad un debutto oggettivamente clamoroso (beninteso, clamoroso nella sua forte semplicità). Crypt of Ice mi manda letteralmente fuori di testa, quantomeno con me ha avuto vita molto facile, anche se c’è subito da specificare che non tutti potrebbero ammirarlo quanto il sottoscritto. Aldilà della spiccata semplicità dei singoli pezzi bisognerà combattere con dei ritmi massicci e tendenti al “rallentamento facile” e posso capire che non tutti possano brindarci sopra o reggere una tracklist dove il piede sul pedale viene praticamente usato con il contagocce.
I Frozen Soul si presentano con 10 canzoni e quaranta minuti esplosivi che ambiscono da subito ad occupare il trono lasciato libero dai Bolt Thrower. I pattern della storica formazione inglese sono difatti l’ispirazione massima di questo Crypt of Ice, così tanto classica da rappresentare autentico tuffo al cuore (se poi ci mettiamo la presenza all’interno del quintetto di una solida bassista il risultato è pressoché totale). Nonostante ciò i nostri non ripudiano in toto il fatto di essere americani, così su alcune giunture potremo andare a percepire un retaggio ancor più nostalgico che parte dai Celtic Frost e si congiunge con naturalezza al mondo degli Obituary (poi c’è la title track iniziale, brano clamoroso che passa con disinvoltura dai Bolt Thrower alla coda in stile Cannibal Corpse o le varie Beat to Dust e Gravedigger che evocano il fantasma dei migliori Six Feet Under). Per ultimi vanno menzionati certamente anche gli Asphyx, soprattutto quelli che amano rallentare scrupolosamente la manovra.
Crypt of Ice è un monolite scaglionato in 10 fenditure, alcune di esse arrivano a colpire il cuore subito come nel caso della title track o di Hand of Vengeance, Wraith of Death (pura magia quando ritorna il primo verso) ed Encased in Ice. Le altre lì si appoggiano, speranzose di essere “raccolte” poco dopo, perché c’è da dire che i Frozen Soul non optano a riguardo per nessun riempitvo, sarà solo da aggiustare il proprio ingresso dentro cotanto battagliero mondo ghiacciato.
Unitamente all’approccio del riffing sarà nevralgico ai fini della totale goduria il gradimento della prestazione vocale di Chad Green, il growl del nostro è davvero calzante alle manovre qui intraprese, non vuole “offendere” ad ogni costo, preferendo piuttosto la creazione di una certa “risposta atmosferica” congrua al rilascio dei poderosi riffs che potremo andare a rilevare praticamente ovunque.
Uscito nei primissimi giorni dell’anno, Crypt of Ice si candida già da ora con prepotente e laconica passione alla categoria del meglio in campo death metal 2021. Il bello è già questo o i ragazzi potranno fare di meglio? Staremo a vedere, nel frattempo non ci resta che consumare tale ingombrante debutto.
Summary
Century Media Records (2021)
Tracklist:
01. Crypt Of Ice
02. Arctic Stranglehold
03. Hand Of Vengeance
04. Wraith Of Death
05. Merciless
06. Encased In Ice
07. Beat To Dust
08. Twist The Knife
09. Faceless Enemy
10. Gravedigger