Dall’Australia il progetto di Akul ha rilasciato un po’ di dischi negli ultimi tempi, però è solo grazie alla visibilità data da Northern Silence Productions se ho “impattato” contro questo Autumn’s Dawn, Winter’s Darkness (accreditato come settimo disco di una carriera lanciata nel 2018).
Stiamo parlando del monicker Fathomage e certamente la bella e ormai tipica copertina (del pittore americano/tedesco Albert Bierstadt) ha contribuito non poco a solleticare la voglia e la scelta di calzare l’ascolto il prima possibile. Fiutavo qualcosa di grosso, e un che di “ingombrante” è certamente arrivato vista l’ingente durata di un’ora e un quarto. Un percorso che diventa giocoforza parecchio tortuoso e pieno di trappole perché devi essere perfetto per poter continuare a sfiorare l’entusiasmo dell’ascoltatore, soprattutto se decidi di intraprendere il sentiero di certo black metal atmosferico.
Autumn’s Dawn, Winter’s Darkness è un bel disco? Si, mi pare ovvio. E’ però un disco perfetto? Questo no.
Si può riassumere così l’ascolto di un qualcosa capace di toccare con brillantezza solide vette, per poi lasciarti in balia di alcuni attimi di inefficacia che impediscono talvolta alla colla di non fare quella presa necessaria. Ed è così che alla lunga qualcosa si smorza, e la fatica diventa tangibile, sia per noi fruitori che per lo stesso Akul che sembra perdersi dentro la linea di passaggio che si era imposto di compiere.
Si parte da distante, con i Summoning, e non si può non pensare ai Caladan Brood vista la comune provenienza con Fathomage. C’è un tocco alla Wolves in the Throne Room che si unisce a quello dei compagni di etichetta Cân Bardd ed Eldamar e va bene così, il tutto è servito sotto l’etichetta di atmospheric black metal, un genere che sa come abbracciare e che conosce quali sono i movimenti giusti per farti staccare la spina.
E’ difficile raffreddare gli animi quando ti trovi al cospetto di una title track di apertura pressoché perfetta. Una forma statuaria che tira fuori momenti intensi a dismisura lungo i suoi dodici minuti di vita.
A Dawnfire of Old rallenta e mette le cose in sospensione (pezzo che sa crescere molto bene), The Majesty and Beauty of a Fallen World è vento che spazza e sradica, un brano che mi permette di soffermarmi sul cantato di Akul, fortemente aspro e stridulo, uno spettro posto a vagare mentre verremo cullati da quiete e fragorose note strumentali.
Si chiede riflessione, l’agognato abbraccio atmosferico sostenuto anche da parti strumentali particolarmente ispirate. Si verrà trascinati a lungo è vero, un cammino che è dichiaratamente non semplice ed è proprio in questi momenti che potremo sfiorare l’autentica bellezza. Bellezza che smuove sulle note della tumultuosa Vales of Darkness (fiore all’occhiello del disco per quanto mi riguarda, puro fragore e poi quelle tastiere così indovinate ad agire là sotto), sulla più “slanciata” Light of the Eternal Dawn ma anche nel quarto d’ora finale/sentimentale di We Wept Under the Moonlight Shadow, pezzo che suggella il tutto con classe e spirito.
Con questo album il nome Fathomage mette agitazione, mescolerà a dovere i sentimenti dei patiti del genere e farà certamente il bene dello stesso. Penso che verrà recepito ed accolto con troppo entusiasmo, più di quello che il suo effettivo potenziale ma va bene lo stesso, perché potrà portare nuova acqua al mulino e generare più attenzione nei riguardi di una scena che vedo rigogliosa e in via di espansione nonostante alcuni limiti che alla lunga potranno qui manifestarsi.
Nonostante quel retrogusto amaro (che talvolta può fare anche il bene dell’esperienza) si cominciano a mettere da parte i soldini per quando verrà stampato il tutto su vinile. Questa musica se lo merita.
Summary
Northern Silence Productions (2023)
Tracklist:
01. Autumn’s Dawn, Winter’s Darkness
02. A Dawnfire Of Old
03. The Majesty And Beauty Of A Fallen World
04. In The Twilight Of The Night
05. Vales Of Darkness
06. Light Of The Eternal Dawn
07. Woodland Songs Of The Aspen Forest
08. We Wept Under The Moonlight Shadow