Facebreaker – Bloodred Hell

Eccoci a rivangare un disco che ogni “maniaco del sound svedese” deve per forza di cose possedere nella propria brulicante collezione.

Nel calderone di formazioni che sgorgavano un tempo dalla Svezia c’erano anche i Facebreaker che ricordiamo oggi per la presenza di Roberth Karlsson, noto ai più per le sue prestazioni con gli Scar Symmetry (negli ultimi anni presente dietro al microfono anche nel progetto Ironmaster del superbo Weapons of Spiritual Carnage).

I Facebreaker potevano vantare ai tempi una coppia di chitarristi di tutto rispetto come Janne Ivarsson e Mika Lagrén. I due, particolarmente ispirati, si producevano in un lavoro rispettoso delle regole imposte dai mostri sacri della loro nazione, andando così a dipingere brani solidi e capaci di trascinare senza quella malevola puzza di stantio addosso.

I 36 minuti del loro debutto Bloodred Hell sono altamente spassosi e si fanno ben ricordare ancora oggi. Il disco pulsa che è un piacere, batteva un ferro al tempo ancora caldo e si prodigava con l’uso di una melodia sagace, ben nascosta e in grado di non rovinare maldestramente il flusso dell’impatto che sapeva di certo come mantenere salde le redini del tutto.

I Facebreaker condensavano la loro proposta riuscendo ad unire alcuni puntini nevralgici. Abbiamo così da un lato la fonte data dal trittico formato da Entombed/Dismember/Grave mentre dall’altra alcuni stampi non troppo dissimili da quelli di gente come Hypocrisy, Vomitory, Bloodbath, primi Soilwork, Edge of Sanity o di qualche ghiotto progetto a scelta di Rogga Johansson, presente già all’epoca con diversi nomi nella faretra. Non si facevano mancare neppure qualche influenza americana come si potrà notare a fondo su un brano come Hater.

L’impatto era l’obiettivo centrale di questo Bloodred Hell che era di principio un disco atto a trascinarti con lui per mezzo del suo riffing “pastoso” ma netto (si può benissimo scomodare anche l’etichetta di thrash death metal), che talvolta amava sconfinare in soluzioni più brutali (penso proprio alla title track).

Spicca certamente la grossezza vocale di Roberth Karlsson, praticamente un monolite piazzato li nel mezzo a gestire le varie andature impresse dal fuoco sanguinolento profuso dalle chitarre. Il disco è uno di quelli che ti invoglia a dovere mentre lo vivi, tanto che durante l’ultima Bleed ti ritrovi a desiderare altre nuove poderose tracce. E così lo fai ripartire e sai che con questo disco i Facebreaker non ti deluderanno né annoieranno mai, perché è un disco semplice, “globale”, ispirato e sotto un modo tutto suo pure fresco.

L’irruenza diabolica di The Demon (l’opener perfetta!), il calco sadico di Cursed (assolo da leccarsi i baffi), il refrain di Human Spoil e così via sotto l’unico comune denominatore della perfezione esecutiva. Io presi Bloodred Hell ai tempi della sua uscita sotto la britannica Rage of Achilles, solo qualche anno dopo (2009) l’album ottenne meritata ristampa grazie alla Cyclone Empire.

75%

Summary

Rage of Achilles (2004), Cyclone Empire (2009)

Tracklist:

01. The Demon
02. Cursed
03. Human Soil
04. Command Of The Dark
05. Hater
06. Total Wasteland
07. Bloodred Hell
08. Crushed
09. Hell is Coming Closer
10. Bringer Of Death
11. Bleed