Giovani, giovanissimi e con già qualche anno di esperienza sulle spalle con il progetto The Generations Army (uscì anche un disco nel 2017). Loro sono svedesi ed ora si chiamano Eradikated, la loro forza è l’entusiasmo e quelle molle che scattano con naturalezza quando si è giovani. La band si è messa a lavorare sodo ed è giunta sotto i potenti riflettori di Indie Recordings, da lì, l’arrivo del “nuovo debutto” Descendants è stata una pratica svolta tutta in discesa.
La voglia di suonare metal di questi ragazzi sembra davvero sincera, paga tributo a certi mostri sacri senza apparire mai stucchevole. Ogni filone musicale del vasto panorama musicale estremo e non ha avuto i suoi momenti di “revival”, anche il thrash metal ha avuto il suo, e gli Eradikated arrivano logicamente in ritardo, in un periodo dove tutto è sempre più incerto rispetto a prima. Ma come sopperire al non imputabile fattore anagrafico? Beh, con tanta voglia di fare, le giuste idee ed attenzioni, e poi una bella produzione posta impreziosire un qualcosa che da qualsiasi punto mi ritrovi a guardarla mi appare completamente soddisfacente.
Il disco lo apre Unleash, un inno d-beat/thrash in grado di spaccare anche le porte più resistenti (a chiudere il cerchio ci sarà la sua sorella Coffin). Al suo interno coabitano molto influenze, influenze che impareremo a scindere con il protrarsi della tracklist. La scena americana con i Nuclear Assault si mette a battagliare con le influenze alla Destruction/Kreator formando un vortice adeguato e propenso ad irrompere (anche la sezione assoli gasa).
Proseguendo riscontreremo molti momenti alla Slayer (persino quelli più cadenzati vengono omaggiati, recatevi subito al cospetto della minacciosa e “diversa” doppietta formata da Dead Heaven e Hazardous), alla Death Angel, Testament ed Exodus. Però come già detto il tutto ci arriverà tramite dei giusti condotti, grazie allo spirito indomito e mai sazio svolto da degli Eradikated già in stato di grazia.
Il riffing di Flood mi cattura ogni volta, tanto che reputo tale breve scheggia una delle migliori canzoni di tutto l’album. La title track è pura praticità posta al servizio mentre anche Faced, ma soprattutto la granitica Flames, fanno il loro dovere al meglio. Con Reckoning capiamo ulteriormente che se vogliono gli Eradikated sanno variare e plasmare, andando oltre le classiche rasoiate (fossi in loro continuerei a battere e lavorare in questo senso per il futuro). A rafforzare il tutto ci penserà anche il chorus melodico di Bloodlike Red, di quel tipo che finisce per tormentarti anche nei momenti più impensabili.
La formazione è coesa, il lavoro dei due chitarristi Ragnar Östberg e Elvin Landaeus Csizmadia è complementare (ritmiche secche, assoli sempre pimpanti e creativi), Calle Frogner Moberg dietro la batteria pesta e trascina a dovere, mentre la prova vocale di Erland Östberg (anche al basso) si lascia conoscere ed apprezzare (in attesa di crescere a seguito di nuove esperienze).
Gli Eradikated con il loro Descendants riescono oggi laddove molte band (sia vecchie che nuove) falliscono miserabilmente. Riescono di fatto ad invogliarti all’ascolto, a spronare facendoti riporre i grandi classici con meno magone rispetto al solito, suscitano così un netto entusiasmo e la voglia di ricevere quanto prima nuova musica (magari anche migliore, perché sembra che sperare sia lecito).
Summary
Indie Recordings (2023)
Tracklist:
01. Unleash
02. Flood
03. Drought
04. Descendants
05. Dead Heaven
06. Hazardous
07. Faced
08. Flames
09. Reckoning
10. Bloodlike Red
11. Coffin