Con le cose messe al proprio posto ed una sana ripetizione dei concetti (e di certe strofe che quando ritornano fanno persino meglio di certi ritornelli) fanno esordio i tedeschi Empyreal Sorrow. Con l’animo gonfio di buoni propositi i nostri vanno a costruire un primo disco certamente nostalgico (a suo modo corazzato), caricato con armi classiche ma a conti fatti interscambiabili a piacimento.
Il loro Praey inizia a dimostrare una certa solidità già dopo un paio di canzoni messe alle spalle. L’oliatura di certe giunture aiuterà senza dubbio l’ingresso e la comprensione verso un album sul quale non bisognerebbe passare oltre tanto a cuor leggero. Insomma, non è proprio da tutti esordire con dieci canzoni così piene, acute, già particolarmente adulte e pronte a farci immaginare un futuro radioso e ricco di tanti nuovi e brucianti spunti.
No davvero, i pezzi che vanno a comporre Praey sono sul serio sostanziosi, giocano con l’introspezione e sono piacevoli da rivivere e seguire. Gli Empyreal Sorrow sanno davvero il fatto loro e agiscono con estrema cura sulla manovra mischiando a modo brutalità, melodia e mezzi tempi. Così se da una parte risulterà innegabile inserirli nella categoria melodic death metal, dall’altra ci troveremo avvolti dentro una fitta nube in grado di mutare certe temperature a proprio favore, giusto quel poco che possa consentire un minimo di imprevedibilità alle manovre.
Alla fonte della musica Empyreal Sorrow troveremo la volontà di estirpare ogni sensazione data da quella impalpabile sonnolenza quotidiana, per riuscire ad evadere da quella gabbia che ci nutre a suon di rabbia, vendette e delusioni. Il poter uscire da questa situazione facendo leva sulle proprie sofferenze è il concetto sul quale si basa Praey, un disco pronto ad urlare e parlare lungo vie dirette ma volutamente impervie.
Praey è ben diluito, di brani meno riusciti non se ne trovano anche se devo ravvisare un miglioramento proprio da metà disco in giù. Però pezzi come Source Of (in) Humanity e soprattutto The Error Code (dal refrain che non ti si scolla più di dosso) dicono benissimo la loro, solo che le varie Quiet Depression, Scars Of Old, Voice Of Violence, Killing Silence e l’ultima A Night Without Armor riescono a farsi voler bene nel loro fare “massa”, messe lì tutte attaccate.
Gli Empyreal Sorrow con Praey danno fuoco alla loro miccia e mimano una lingua capace di coniugare gli aspetti più spigolosi, furiosi e “vicini” di Heaven Shall Burn e Neaera con quelli svedesi dai quali sono soliti abbeverarsi (At the Gates, Dark Tranquillity, In Flames, Arch Enemy).
La speranza è che qualche etichetti li noti e dia loro una possibilità per il secondo disco.
Autoproduzione (2020)
Tracklist:
- Praey To Sorrow
- Thrown Into Fire
- Source of (In)humanity
- The Error Code
- Come Down With Me
- Quiet Depression
- Scars Of Old
- Voice Of Violence
- Killing Silence
- A Night Without Armour