Drakkar – Chaos Lord

A questo giro hanno impiegato sei anni i Drakkar per completare il loro sesto tassello discografico. L’avvento di Chaos Lord era certamente atteso, e valeva come immaginario colpo di pareggio alla nota tripletta iniziale formata da Quest for Glory, Gemini e Razorblade God (rilasciata nel breve arco temporale che va dal 1998 al 2002).

Dopo i valorosi When Lightning Strikes e Run With the Wolf era lecito aspettarsi un nuovo buon disco, adeguatamente composto mischiando componenti come orgoglio e tradizione. Beh, Chaos Lord rispecchia pienamente tali attese, donando lustro ad un monicker troppo spesso dimenticato a favore dei soliti e altisonanti nomi.

Nel loro piccolo universo i Drakkar si sono mossi con tatto e caparbietà; ma soprattutto hanno onorato ogni possibilità ottenuta, andando a confezionare di volta in volta una serie di lavori capaci di “fare scudo” e difendere un nome che rappresenta per l’Italia un vanto in campo heavy/power metal.

Insomma, Chaos Lord si è fatto aspettare, ma ora è qui pronto a ripagarci alla grande, forte di una tracklist massiccia e di cinquanta tosti minuti, abili nello trasmettere tutta l’esperienza messa nel sacco durante lo scorrere implacabile delle ere metalliche.

Le tastiere dell’introduzione The Dreaming City non ingannano, sono Drakkar al 100% e ci danno trionfalmente il bentornato a casa, un benvenuto rafforzato da Lord of A Dying Race, una canzone che da sola spazza via una buona metà di anni trascorsi ad attendere. I Drakkar si ripresentano con piglio e un sound pieno, pronto a catturare con un che di magnetico, dove ogni componente finisce a dire la sua (anche se la lode non può che andare ad un Davide Dell’Orto sempre più versatile e convincente).

Horns Up non lascia disperdere l’entusiasmo ed attacca con bramosa, melodica velocità prima di consegnarci al cospetto di una title track tanto heavy quanto introspettiva (e il ritornello va subito di diritto nella loro migliore faretra). Al giro di boa troviamo Through The Horsehead Nebula e il suo refrain impossibile da non cantare seguita dalla solida The Battle (Death from the Depths – Part II).

Tutto funziona su Chaos Lord, i Drakkar sono riusciti a trovare l’amalgama fra canzoni e produzione in un colpo solo (penso che da questo punto di vista sia il loro migliore disco). Le chitarre di Dario Beretta e Marco Rusconi portano quella rocciosità melodica dalle quale non si può scappare mentre la sezione ritmica con Daniele Ferru alla batteria e Simone Pesenti Gritti pensa a sostenere a dovere un tiro che arriva rotondo, calibrato ed enfatico.

Con l’anthem And He Will Rise Again (nel ritornello ci sento antiche movenze alla Blind Guardian/Grave Digger) ci prendiamo un lungo respiro prima del nuovo e ficcante attacco rispondente al nome di Firebird. Chiudono il tutto la spessa The Pages of My Life (applausi per l’ingresso della sezione assoli) e una True to the End che con ferreo carattere è pronta a chiamare a raccolta anche il più timido estimatore di heavy metal.

Chaos Lord mi è piaciuto davvero molto, è un disco che “fa bene”, uno di quelli che ti riconciliano subito con il genere. Arriva carico, sicuro, forte di una tracklist imponente e capace di prendersi i suoi tempi. I Drakkar possono dunque prendersi i loro meritati applausi, l’attesa non è stata vana.

76%

Summary

Punishment 18 Records (2021)

Tracklist:

01. The Dreaming City
02. Lord Of A Dying Race
03. Horns Up
04. Chaos Lord
05. Through The Horsehead Nebula
06. The Battle (Death From The Depths – Part II)
07. And He Will Rise Again
08. Firebird
09. The Pages Of My Life
10. True To The End