Draconicon – Pestilence

Dopo il primo album Dark Side of Magic è tempo di fare ritorno per i nostrani Draconicon. Il nuovo disco Pestilence è un buon, nuovo motivo per “fare pace” con il power metal di casa Italia, un buon modo di tornare con il pensiero a quando diverse formazioni alimentavano con entusiasmo il fuoco di questo specifico genere.

Siamo nel 2023 e in qualche modo l’asticella per gradire qualcosa si è incredibilmente alzata, a maggior ragione se suoni con metodo classico, riuscire a spiccare ed imporsi in qualche modo è diventato ancor più difficile rispetto a quando il genere lasciava germogliare nuove proposte con pressante continuità. Ti puoi sforzare quanto vuoi, imprimere tempo e qualità ai tuoi pezzi, eppure non potrai ancora sapere come verrà recepito oggi il tuo disco (cose determinanti, perché l’entusiasmo fa nascere altro entusiasmo e possibili opere future ancora più grintose e migliori).

I Draconicon con Pestilence fanno la loro giocata, mettono ogni sillaba nel giusto concetto e creano un full-lenght di spessore, un qualcosa che (sono sicuro) potrà infiammare a dovere i cuori dei defender più incalliti.

L’ascolto è una fusione fra il classico ed elegante power metal alla Kamelot e le “scorribande” prettamente teutoniche senza perdere di vista la storia che il genere ha saputo plasmare nel corso degli anni nel suolo italico. Gli arrangiamenti orchestrali di Francesco Ferrini (Fleshgod Apocalypse) sono un bel rafforzativo ed elevano il grado di tragedia ed epicità a dovere di pezzi già buoni di loro.

L’opener Twisted Reflection sta lì per dimostrare, pezzo accorto, dai tratti “diabolici” e dotato di un refrain ideale per lanciarsi con forza e dinamismo all’interno del tutto. Con la successiva Heresy si uniscono le tipiche peculiarità di Labyrinth e Kamelot per un pezzo che metterei senza troppi ripensamenti a guidare le schiere di questo Pestilence.

I Draconicon con classe esprimono concetti nobili, se vogliamo intricati ma in un “modo tutto loro” e senza il bisogno di appesantire (niente classici mal di testa dovuti alla troppa attenzione, l’ascolto è rapido, secco e molto, molto fluido), lasciano fluire le note senza farci mancare una continua drammaticità che emerge a più riprese da pezzi come Thorns, title track e Slumber Paralysis.

La prova vocale di Arkanfel emerge con tutta passione su Theatre of Sorrow, canzone che lucida a dovere le caratteristiche di tutta la band e che passa giocoforza dalle puntuali (e talvolta guizzanti) angolature dei due chitarristi Grym Hünter e Alex Moth.

10 brani per 41 minuti che trarranno efficacia e rinnovato smalto a seguito di nuovi e veloci ascolti. I Draconicon si fanno senz’altro notare fra le proposte legate al genere di riferimento con un lavoro fortemente energico. La sostanza non mancherà mai da nessuna delle tracce presenti; fra queste non mi resta che menzionare in qualitò di preferite anche Circus of the Dead e l’ultima rude ed ingegnosa Faust.

74%

Summary

Inner Wound Recordings (2023)

Tracklist:

01. Twisted Reflection
02. Heresy
03. Thorns
04. Pestilence
05. Theatre Of Sorrow
06. Circus Of The Dead
07. Drowned
08. Slumber Paralysis
09. Under The Weight Of Your Sin
10. Faust