I liguri Desecrate, quale migliore sinonimo di passione e perseveranza!
Custodisco gelosamente una copia del loro Moonshiny Tales – The Torment and the Rapture, disco di debutto che nel 1999 cercava rispettoso spazio nel già affollato panorama death metal nazionale. E’ bello ritrovarli oggi, nel 2023 con il quarto capitolo della loro esistenza, i Desecrate vanno avanti con nuova linfa (fatta eccezione di Paolo Serboli la line-up è stata completamente rinnovata rispetto al precedente Orpheus, album datato 2015) dimostrando a noi e a loro stessi tutta la caparbietà che dovrebbe covare all’interno di ogni band.
Se cercate innovazione evitate il nuovo Lights of Contradiction (arrivato sotto le forti ali di Sleaszy Rider Records), ma se cercate un disco che sappia esprimere un verve creativa di tutto rispetto, consapevole del proprio ruolo e di consolidate influenze, allora accalappiate senza troppe remore questo disco che all’interno del suo mondo riesce ad essere sufficientemente creativo, roccioso ed interessante.
Da una parte i Desecrate ci obbligano a pensare ai Dark Tranquillity (c’è una rispettosa catena a legare le due formazioni e sarebbe da folli evitare di riscontrarlo), mentre dall’altra si percepisce quel sapore tutto italiano di approccio alla materia. Possiamo dire che Lights of Contradiction è una sorta di consapevole esplorazione a ritroso ma con lo sguardo ben inchiodato in avanti e alle future possibilità che potrebbero aprirsi. C’è la forza, la volontà di non volersi nascondere e la sua musica irrompe nello stereo con il piglio adatto, a ridosso di un discreta varietà che sfocia a dovere lungo l’evolversi della tracklist.
Dopo la solita introduzione parte Trust, un pezzo che non ho faticato a fare mio, autentico gioiello di tutto questo insieme dove la band riesce a sgusciare con caparbietà all’interno dei suoi molteplici intenti. Impatto e melodia si accavallano (tastiere, voce pulita), vengono fusi mirabilmente sino a sfociare con grinta dentro un refrain da ricordare.
Di certo, un brano come Trust è in grado di alzare l’asticella delle aspettative, e sebbene i suoi valori non vengano – per me – raggiunti, possiamo essere senza dubbio soddisfatti di quello che ne seguirà. I Desecrate non cercano neppure troppo di ripetersi ad onor del vero, così le ancora cinque canzoni ufficiali (alla fine vengono “allegate” tre bonus track registrate negli anni precedenti al disco, niente male Burning Books) cercano di intraprendere strade limitrofe con l’accortezza di non farci uscire dalla carreggiata.
Dapprima abbiamo la più composta Spectrum (le tastiere sono l’eco solidificato del lavoro di Martin Brändström), poi la melodica Clear as Crystal (il ritornello in pulito si insidia lentamente sino a conquistare), ulteriore e composta conferma di voler “allacciare” diverse ere.
La “non fossilizzazione” prosegue su Phobia, canzone che spezza a metà la sua funzione di anthem (e le tastiere lavorano ancora molto bene), su una Now che strega già in partenza e va ad alzare il grado di intensità lungo il suo svolgimento (credo proprio di ergerla a seconda preferita del disco) per poi finire sugli incastri meticolosi di Time.
Una ripartenza che senza voli pindarici lascia intravedere soluzioni vincenti e che tenta di aggiornare per quanto possibile un linguaggio che però, in cuor suo non vuole essere ancora, completamente abbandonato. L’ascolto termina e si resta soddisfatti di tutta la praticità profusa.
In una parola sola: convincente.
Summary
Sleaszy Rider Records (2023)
Tracklist:
01. Intro
02. Trust
03. Spectrum
04. Clear As Crystal
05. Phobia
06. Now
07. Time
08. Burning Books (bonus track)
09. In His Image (bonus track)
10. Obscure Times (bonus track)