Prosegue senza scossoni il percorso dei norvegesi Crest of Darkness, giunti alla nona fatica discografica con My Ghost (noi li avevamo già trattati in occasione di In the Presence of Death).
Ancora una volta al fianco della sempre attenta My Kingdom Music. La band capitanata da Ingar Amlien propone un lavoro che, pur senza cercare la spettacolarità, riesce a risultare coerente e godibile. Inserendosi con naturalezza all’interno di una discografia ormai ben consolidata. My Ghost è un album che non sorprende, ma rassicura, mantenendo quella cifra stilistica morbosa e accattivante che da anni accompagna il progetto Crest of Darkness. Un artiglio che graffia senza mai affondare completamente. Preferendo le suggestioni velenose e sottili ai colpi di scena eclatanti.
L’assenza di reali picchi emozionali potrebbe apparire come un limite, e in effetti la sensazione di una “poca esaltazione” di fondo persiste, come tratto distintivo della band da ormai diverse uscite. Ma è anche vero che i Crest of Darkness non inseguono mode né approvazioni. Restano ostinatamente fedeli alla loro idea di black metal: ossessivo, appartato, personale.
Ingar Amlien e compagni sembrano trovare piacere nell’osservare da lontano una scena che si evolve e prolifera, senza alcuna urgenza di parteciparvi attivamente. La loro è una scelta controcorrente, quasi ascetica: non contaminare, non adeguarsi, non compiacere. E proprio in questa fermezza risiede il valore di My Ghost. Un album che non cerca la massa, ma solo l’individuo attento.
L’opener e title track si presenta con un piglio serafico e dannato al tempo stesso, riuscendo a infondere una prima, concreta ondata di oscurità. Il disco si sviluppa come un “flusso continuo”, richiedendo pazienza e concentrazione da parte dell’ascoltatore. Chi è in cerca di una gratificazione immediata rischia di inciampare nella noia.
Tra i momenti più significativi troviamo la melodia angosciosa di Call of the Moon, dove emerge forte la matrice norvegese. Poi la breve ma incisiva Sacrificed to the Sun, dominata da un sax inaspettato e da un’atmosfera che sfiora l’avantgarde, fungendo da perfetto ponte per l’immersione totale.
Meno convincenti alcuni episodi come Infected, che non decolla davvero, o Under My Spell, solida ma priva di mordente. Migliori invece The Will of God, ipnotica e introspettiva, e The Ultimate Truth, che chiude il cerchio in maniera tormentata e coerente con l’intero percorso.
My Ghost non è un album rivoluzionario, e nemmeno il vertice della carriera dei Crest of Darkness. Solo una conferma di una visione artistica chiara, ostinata e sincera. Un lavoro che si fa apprezzare nel tempo, con ascolti attenti, e che non teme di restare fedele a se stesso anche quando il mondo corre in tutt’altra direzione.
Summary
My Kingdom Music (2024)
Tracklist:
01. My Ghost
02. Infected
03. The Will Of God
04. Call Of The Moon
05. Satanic
06. Sacrificed To The Sun
07. The Awakening
08. Under My Spell
09. The Ultimate Truth