Crematory – Inglorious Darkness

Ormai ho preso a cuore la discografia dei Crematory, così con la puntualità che li contraddistingue (circa due anni), arrivo subito ad ascoltare il nuovo prodotto musicale firmato da Markus e Katrin Jüllich e dal solito ed imponente Felix Stass.

A questo giro la formazione fautrice di particolare formula gothic/death melodica si presenta con un nuovo bassista (Patrick Schmid), oltre al chitarrista Rolf Munkes con loro ormai dal 2015. Il precedente Unbroken mi aveva a dir poco deluso, oltre ad avere alcuni evidenti deficit a livello compositivo, vedeva la presenza di una voce pulita poco convincente ed affine con il loro tipico sound. Fortunatamente i Nostri sembrano aver letto le mie parole, così – forse sotto consiglio di terzi – hanno deciso di “mozzare” il comparto vocale, lasciando tutto il dovere e l’onere all’orco Felix (che si difende a modo suo anche nelle parti pulite).

Il nuovissimo Inglorious Darkness beneficia certamente di ciò, seppur i livelli del “piccolo miracolo” chiamato Oblivion non vengano qui raggiunti. Il disco arriva con la giusta carica e non patisce il fatto di avere una tracklist abbastanza vasta e lunga (undici brani per 48 minuti).

Insomma, i pericoli erano diversi, fortunatamente dopo un primo ascolto un pochino barcollante si può dire che di vere e proprie “tragedie compositive” non se ne sono arrivate ad ascoltare.

Scrivere qualcosa di nuovo sui Crematory è diventato davvero complicato. Il loro sound è rimasto incastonato nella rocciosa praticità di un riffing essenziale, sposato a delle tastiere pronte, protagoniste e sempre efficaci di Katrin. Ci rimangono ad ogni nuovo giro i buoni propositi, la professionalità e la speranza che la loro barca non sia affondi maldestramente.

Era forse difficile rialzarsi dopo la débâcle chiamata Unbroken, così Inglorious Darkness arriva per diradare le nubi e rassicurarci in qualche oscura maniera. Loro ci sono e sanno ancora offrire del sano intrattenimento, talvolta ancora molto buono, proprio come nel caso della title track iniziale (ritornello che ti trapana a dovere).

Si prosegue con Break Down the Walls, canzone se vogliamo elementare, ma di quel elementare che funziona e non danneggia. Quattro le canzoni in lingua tedesca, tutte convincenti e pratiche (spicca senza dubbio il rifacimento in lingua madre di Tears of Time Tränen der Zeit), mentre tra le restanti mi hanno colpito per la maggiore Rest In Peace (il riffing pompa efficacemente), The Sound of My Life (proprio quella che ti ritrovi in bocca senza accorgertene), una Until We Meet Again dagli aspetti oppressivi/dark e Forsaken, nient’altro che riuscita, ottima esibizione della struttura tipica Crematory.

Inglorious Darkness ha una strana funzione rassicuratrice (credo dovuta in parte alla precedente delusione), nulla più, nulla di meno. Un disco che fa il suo, si lascia ascoltare senza ingombrare né infastidire. Difficile stabilire con esattezza cosa ancora possiamo chiedere/aspettarci dai Crematory; però voglio vedere il bicchiere mezzo pieno e lasciarmi andare sulle note di un lavoro che più ascolto e più timidamente mi soddisfa.

La vecchia guardia può ancora apprezzare.

65%

Summary

Napalm Records (2022)

Tracklist:

01. Inglorious Darkness
02. Break Down The Walls
03. Trümmerwelten
04. Rest In Peace
05. The Sound Of My Life
06. Tränen Der Zeit
07. Until We Meet Again
08. Zur Hölle
09. Not For The innocent
10. Forsaken
11. Das Ende