I finlandesi Counting Hours debuttano e fanno felici con una sola e sofferente passata il manipolo di orfani –ormai sempre piangenti- di certi Katatonia. No, non sto parlando degli ultimi periodi della band svedese (sarebbe per molti troppo facile) e neppure di quelli considerabili “di mezzo”, qui stiamo parlando di un ritorno al periodo che ha dato il vita a tutto, ovvero quello che divide Discouraged Ones e Last Fair Deal Gone Down, stop.
Vedo già in molti con la bava alla bocca perché per quanto possiamo aver accettato una certa evoluzione una parte di cuore è sempre appartenuta a quel periodo, un periodo che The Will torna con prepotenza a riaccendere o rivangare. Questo disco assurge a catarsi, è una ferita aperta continua, dall’inizio alla fine non smetterà un attimo di grondare quel riffing a cascata al quale ci eravano nostalgicamente e visceralmente attaccati. E’ un semplice ed incredibile “trionfo postumo”, portatoci con forza e classe da Jarno Salomaa (garanzia Shape of Despair) e un manipolo di validi compagni (il cantante Ilpo Paasela e il bassista Markus Forsström dei The Chant, il chitarrista Tomi Ullgrén già in combutta con Jarno su Shape of Despair/Rapture e Sameli Köykkä alla batteria) i quali hanno deciso veramente di fare sul serio per donarci l’ennesima e malinconica perla dai paesi nordici.
I Counting Hours sanno essere anche ruvidi, soprattutto nella scelta vocale che passa dal pulito allo “sporco” con estrema disinvoltura, senza mai forzare la mano, offrendo solo ciò che il pezzo richiede ma lasciando le giuste e richieste cicatrici.
Le canzoni rappresentano una vera e idilliaca sbornia. Ci sono quelle che impiegano più tempo a colpire, ma perlopiù devo ammettere di essermi trovato parecchio entusiasta durante il primo ascolto (cosa che non mi accade usualmente con i “padri”). Già il primo assaggio aveva lasciato la sua ingombrante impronta e sapevo benissimo cosa poteva significare in termine di valore.
Così se Profound e Atonement (caspita, quante lacrime durante la sua coda) servono giusto a masticare l’ambiente, sarà solo con le successive To Exit All False, Saviour, Black Sunrise, Buried in the White (chiodi, freddi chiodi scagliati!), Our Triumph e una Novembriana (loro, altra influenzina) e pazzesca Among the Pines We’ll Die che ravviseremo gli assoluti apici di un’opera bella tutta, ma bella sul serio, speciale davvero. Ogni brano è a suo modo un “cavallo di razza” e su questo proprio non ci potrà piovere.
Più ci penso, più lo ascolto e più realizzo come The Will sia effettivamente un piccolo e bruciante miracolo. Non ne puoi capire la sua grandezza sino a che non ci metti le mani e i sentimenti sopra, rischiando così di accedere ad un reparto di ricordi assai doloroso, intenso, spiazzante ma completamente essenziale. E’ musica che ti senti calzare, come se fosse appositamente fatta per una parte di te.
Tuffatevi senza remore nella cupezza e nella malinconia musicale più accesa e respirabile in circolazione. Qui partono i ringraziamenti Counting Hours, legittimi, sinceri, totalmente viscerali.
Summary
The Vinyl Division (2020)
Tracklist:
01. The Will
02. Profound
03. Atonement
04. To Exit All False
05. Saviour
06. Blank Sunrise
07. Buried In The White
08. Our Triumph
09. Among The Pines We´ll Die