Chris Boltendahl’s Steelhammer – Reborn in Flames

Finché c’è forza, c’è speranza.

Chris Boltendahl non pago di una fitta attività con i suoi Grave Digger raggranella qualche fidato compagno e racchiude il tutto sotto il nome di Chris Boltendahl’s Steelhammer. In line up troveremo così gli ex Orden Ogan Lars Schneider (basso) e Tobias “Tobi” Kersting (chitarra) più il batterista Patrick Klose, noto perlopiù per la sua militanza negli Iron Savior.

Zero sorprese e credo zero pretese per un prodotto che ha solo l’ardire di prometterci la solita minestra riscaldata dal tipico sapore teutonico. Il gioco della bilancia qui è tutto, ed un disco come Reborn in Flames finirà da subito per dividere le ormai famose e vetuste fazioni. Da una parte ci sono tutti quelli riescono ancora ad ascoltarsi un disco di sano metallo senza patemi o particolari pretese, dall’altra tutti quelli che si sono in parte stufati e non riescono più a tollerare prodotti diciamo “parsimoniosi” e lontani qualitativamente da quelli appartenenti alle ere passate.

E’ incredibile come musica così semplice ed immediata possa generare incredibili discussioni a riguardo. C’è anche da ricordare che la recente storia dei Grave Digger è stata tutto tranne che ineccepibile (anche se ogni tanto un ruggito lo riescono a tirare fuori come in Fields of Blood), e quindi è normale partire con diffidenza di fronte alla copertina di questo Reborn in Flames (non è neppure un granché ma è tedesca al 100% e svolge quindi il suo lavoro a dovere).

Sebbene sia impossibile non pensare ai Grave Digger bisogna ammettere che le note partorite per questo progetto cercano un minimo di differenziazione. Diciamo che se avete amato la band prima del suo “periodo epico/storico” avrete di certo i mezzi per poter apprezzare e digerire meglio le asperità che vi verranno mostrate in questi tre quarti d’ora di musica.

Della voce di Chris dobbiamo ormai accontentarci, il suo andare avanti così a rotta di collo (a dir poco ossessivo per la sua età, anche qui sarebbe plausibile sperare in un “rallentamento” ma poi ci pensi su e ti dici che quest’uomo merita solo rispetto), sa tanto di compitino ordinario e tale sapore è forse la parte più difficile da dover gestire. Ma le zero pretese fanno parte del pacchetto e se le canzoni esprimono solidità si riesce volentieri a chiudere qualche occhio. La title track spiega molto bene tutto ciò, un pezzo granitico che trascina con i suoi guanti borchiati e ci appaga senza stupire (alla fine è questo il mood generale del disco, credo sia vietato chiedere di più).

Nella tracklist spiccano l’inno Beyond the Black Souls, Gods of Steel (quella che è riuscita a “smuovermi” di più a livello sentimentale), Let the Evil Rise, pezzi dove Chris ricorda ancora di come è fatta la materia per farci emozionare. Poi ci sono Die for Your Sins ed Out of the Ruins che sono capaci di lasciare il giusto tormento solo sulla distanza (insomma, quelle che non impattano subito eppure finiscono egualmente a tormentarti in modo positivo).

Meno spinta “power” e più spirito classico con i Chris Boltendahl’s Steelhammer. Se tagliamo corto è questo ciò che otterremo da Reborn in Flames, un disco per soli appassionati dell’universo Grave Digger e del buon nostalgico heavy metal classico (molte volte scattano leve che vanno aldilà del valore effettivo della musica). Chirs aveva solamente bisogno di immaginare nuove dinamiche, il risultato è solo un altro solido mattoncino per un certo angolo della nostra collezione.

60%

Summary

Rock of Angels Records (2023)

Tracklist:

01. Reborn In Flames
02. Fire Angel
03. Beyond The Black Souls
04. Gods Of Steel
05. Die For Your Sins
06. Let The Evil Rise
07. Out Of The Ruins
08. I Am Metal
09. The Hammer That Kills
10. Iron Christ