Bulletbelt – Warlords

Da sempre un pochino incompiuti i neozelandesi Bulletbelt, eppure il disco uscito nel 2018 Nine Centuries non era così male e lasciava presagire ad un probabile e auspicabile salto di qualità.

Purtroppo, per quanto mi riguarda tale salto di qualità non è avvenuto e anzi, devo ravvisare ai fini della “pesatura” una evidente involuzione generale. Intanto possiamo registrare il cambio dietro al microfono con la Jolene Tempest (due dischi con lei) sostituita dal nuovo Paul Roberts; questo cambio non giova per niente ai Bulletbelt e anzi finisce per affossare il buono espresso sul nuovo Warlords. Il nuovo sbraitatore risulta davvero deleterio e monocorde quanto una zanzara in pressing sull’orecchio, e più in là sprofonderemo nel disco, più il fastidio crescerà arrivando al suo culmine durante gli ultimi brani posti in scaletta.

E pensare che le cose non erano iniziate così male: Impaler è davvero un ottimo pezzo guidato da un refrain efficace mentre la successiva e scattante Punishment of God riusciva a difendersi seppur senza strafare. Persino la troppo lunga Herodian Kingdom “teneva botta” nonostante certi limiti, ma quello che viene dopo è, e rimane, un buco nero evidente dal quale non riesco ogni volta ad uscire (non riesco a trovare un habitat).

I Bulletbelt mischiano thrash e black metal in un assalto poco vincente, sembra che spesso abbiano problemi a far legare al meglio le due anime, finendo su ambienti sterili e praticamente inefficaci (Blades on the Fire, Flames of Hell e Mutilate And Destroy smorzano troppo presto l’entusiasmo, fa meglio l’assalto finale della title track). La loro luce finisce per estinguersi troppo rapidamente, nonostante i colori di una sgargiante e fumettosa copertina cerchino di tenerci incollati in qualsiasi maniera ad un prodotto che non ne vuole proprio sapere di decollare in pianta stabile.

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