Gli americani Bloodletter giungono con Funeral Hymns al secondo lavoro su lunga distanza in carriera e rilasciano un disco semplice, primariamente accattivante, ma soprattutto capace di filare via liscio senza apporre il minimo ostacolo al proprio fruitore. In mezzo a tutto questo riescono anche a divertire, ad avere tiro senza opprimere, aldilà di una formula che possiamo definire tutt’altro che personale.
Provano ad essere feroci e a mordere le strofe con il loro thrash metal (anche se la voglia di fare male sul serio non è mai troppa), ma la parte melodico/inneggiante finirà a prendersi inevitabilmente il grosso pezzo della torta. Devo ammettere che in tutta la foga espressa ciò arriva nel complesso a non dispiacermi affatto. C’è bisogno di album come Funeral Hymns, dischi capaci di deporre giudiziose melodie sopra possenti e frenetici comparti ritmici. Lavori in grado di lasciarti addosso un’impronta positiva senza chiederti in cambio l’anima.
La musica Bloodletter evoca a più riprese uno stampo veloce e ficcante alla Destruction (anche per quanto riguarda l’impronta vocale) e lo unisce a certe rifiniture care al modo di fare di Children Of Bodom e Norther o gli Arch Enemy del periodo post Liiva. I ragazzi estraggono da entrambe le correnti il modo di esprimersi, l’arrembaggio e quello sparare fuori rapidi anthem in successione (usufruendo spesso di ficcanti cori) e credo che apprezzare queste bands sia davvero “fattore nevralgico” per il gradimento di Funeral Hymns nella sua interezza.
La scaletta messa in piedi dai Bloodletter non risparmia certo l’uso di energie e la partenza con l’ottima Absolution Denied scaglia a dovere la prima di molte elettriche lance. I brani hanno tutti una breve durata (il più lungo sarà proprio l’ultimo: I Am the End, che è pure il mio preferito) e non si nascondono mai dietro a nulla, è tutto lì messo a nudo, e il piacere deve necessariamente scorrere con gioia ed essenzialità. Le hit sulle quale spremersi a dovere sono a mio avviso Funeral Bell, Death Masks, Blood, Bone & Ash e la super acchiappante già menzionata I Am the End, pezzo capace di lasciare addosso una certa vispa acquolina (e che ritornello!).
Funeral Hymns rappresenta la nuova scommessa ed ulteriore sforzo della Petrichor, il disco è infatti uscito originariamente nel Settembre 2020 ma solo a fine Gennaio 2021 avrà l’occasione di giungere dignitosamente sui nostri scaffali in diversi formati.
Autoprodotto (2020), Petrichor (2021)
Tracklist:
01. Absolution Denied
02. The Grim
03. Funeral Bell
04. Burnt Beyond Recognition
05. Death Masks
06. Mark Of Justice
07. Blood, Bone & Ash
08. Guillotine
09. Disinterment
10. Hang
11. I Am The End