Blood Of Kingu – Sun In The House Of The Scorpion: tra occultismo, furia e freddezza mistica
l nome Roman Saenko dirà certamente qualcosa ad alcuni di voi. Noto com’è per la sua militanza in band importanti come Hate Forest e Drudkh, e conosciuto anche per il progetto dark ambient denominato Dark Ages. Non ancora appagato né abbastanza impegnato, il Nostro ha deciso, nel 2007, di lanciarsi in un’altra avventura sotto il monicker Blood Of Kingu. Così, dopo l’esordio De Occulta Philosophia, arriva a seguire il qui protagonista Sun In The House Of The Scorpion.
Questo lavoro esce sotto Candlelight Records, e basterebbe solo questo per comprendere il crescente bisbigliare creatosi attorno al nome. Il progetto Blood Of Kingu nasce per dar sfogo a tematiche liriche babilonesi/egizio-asiatiche, ma bisogna dire che, musicalmente, ci troviamo al cospetto di materiale classico, piuttosto “ordinario” se si considera la mente che vi ruota dietro.
L’approccio con Blood Of Kingu porta automaticamente a paragoni con il nome Hate Forest. Troveremo, difatti, la stessa carica furiosa e l’incedere “senza respiro”, alimentato anche dalla solita prova vocale di Roman, profonda, appiccicosa e brutale. Quello che cambia rispetto è il senso di distacco e freddezza. In Sun In The House Of The Scorpion si avvertono concetti legati all’antichità e all’occultismo, e si evitano quei tipici viaggi sognanti a cui eravamo abituati, ad esempio, su dischi come Sorrow o Purity. Non nascondo, tuttavia, che la musica firmata Hate Forest mi sia più cara e congeniale. In minima parte, ciò finisce per incidere sulla valutazione di questa formazione “alternativa”.
Sun In The House Of The Scorpion: analisi del disco
Sun In The House Of The Scorpion è una martellata di trentasei minuti, dove trovano posto intro e outro ambientali e la cover di The Gate Of Nanna dei Beherit. In mezzo, una discreta macellazione sonora e ben compatta (questo termine sovrasta tutto). In cui il meglio viene offerto dal riffing intenso di Cyclopean Temples of the Old Ones e dalla lunga (dieci minuti) Incantation of He Who Sleeps, dove troveremo anche piacevoli rallentamenti, di vitale importanza per l’economia dell’intero disco (attenzione a quando il brano “si lascerà andare” nei minuti finali).
Il disco scorre senza regalare particolari o incredibili sussulti. E’ sinceramente crudo, spirituale e violento, si prende il suo tempo e lascia ben poco dietro di sé. Questo è il lato negativo di un lavoro che potrebbe benissimo avere un valore maggiore, ma che finisce invece inevitabilmente relegato nel limbo.
Tirando le somme, Blood Of Kingu rimane comunque un progetto interessante. Con due dischi alle spalle certamente non brutti, ma credo sia doveroso aspettarsi di meglio in futuro (alla lunga, si sa, troppe incarnazioni musicali fanno più male che bene). Per finire, una piccola nota di elogio se la merita la copertina. Colori e immagini che ben si sposano con la musica, lasciando inconsciamente residui a vagare in forma di strano ricordo.
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64%
Summary
Candlelight Records (2010)
Tracklist:
01. Herald of the Aeon of Darkness
02. Those That Wander Amidst the Stars
03. Cyclopean Temples of the Old Ones
04. Incantation of He Who Sleeps
05. Guardians of Gateways to Outer Void
06. Ceremonies to Awake Thy Ageless Hate
07. Morbid Black Dreams Bringing Madness
08. The Gate of Nanna (Beherit cover)