Asphyx – Necroceros

E rieccoci qui, a ridosso di quella famosa concatenazione di vie sulla quale è inutile stare a scrivere, pensare, discutere o mimare.

Decimo capitolo in casa Asphyx, il quarto del “secondo atto” cominciato nel 2009 con Death…the Brutal Way. Tempo di sgranchirsi un poco le ossa e i Nostri avevano sciorinato l’indiscutibile classe su Deathhammer prima ed Incoming Death dopo. Ma passati circa cinque anni il bisogno di poggiare le orecchie su nuove canzoni cominciava a rendersi particolarmente opprimente (poi…si può perdonare tutto quando vai a scoprire cosa bolliva in pentola) visto ai metodi cui eravamo stati riabituati.

Anno 2021, l’anno di Necroceros, un disco che arriva per razziare quanto sarà possibile (già candidato alla top 10 globale dell’anno in corso), ma soprattutto per inserirsi nell’immaginario collettivo come grande e poderoso disco di classico death metal Asphyxiano dal passo sagacemente melodico . Non c’è da girarci attorno, a questo giro se possibile gli Asphyx hanno aumentato peso armonico ma pure le dosi di tritolo presenti nelle loro bordate, e se ne arrivano così, con una tracklist più solida, sospinta e vincente del solito. Si, per quanto mi riguarda questo Necroceros è autentico trionfo, nonché loro opera migliore da quando hanno deciso di tornare dai mondi di una morte apparente.

Il sodalizio Paul Baayens/Martin Van Druden appare oggi in forma straordinaria e ci propone dieci magnetiche esalazioni altamente esplosive. La produzione da parte sua rende l’ascolto ancor più ghiotto e vibrante del solito, arricchisce e fa “cantare” gli strumenti lungo le giuste vie e riverberi, come -forse- meglio non si potrebbe desiderare (ognuno avrà pur sempre i suoi gusti, anche se da questo punto di vista occorre avere una certa oggettività, siamo pur sempre nel 2021 e le esigenze sono diventate via via differenti).

Sono 50 i minuti di Necroceros e posso dire che non si avvertono trascorrere, neppure quando gli Asphyx dilatano i tempi nel trittico costruito a colpi di cemento armato e formato da Mount Skull (verremo cotti pian pianino con lentezza, accelerazioni e assoli, tutto da brividi!), una Three Years of Famine lastricata dal doom e la title track che stritola nel mezzo del suo melodico abbraccio (e che è? la loro The Final Chapter?!). Una grossa porzione della durata complessiva è la loro e detto sinceramente: non c’è alcun motivo per cui pentirsene.

Una tabella di marcia pronta a riservare sole prelibatezze quella imbastita da un Necroceros che si faceva già voler bene a partire dal primo sguardo di copertina (tutt’altra storia rispetto a quella per me poco convincente di Incoming Death). Poi veniamo accolti dalla solita opener al vetriolo che a questo giro prende il nome di The Sole Cure is Death e la pace con noi stessi è presto fatta, gli Asphyx sono tornati!

In successione arriveranno la spezza collo Molten Black Earth (sorta di nuovo e scrupoloso tributo a Bolt Thrower e alla seconda guerra mondiale) e una Knights Templar Stand che in appena tre minuti esibisce le caratteristiche della band olandese. A Botox Implosion e The Nameless Elite il compito di spingere e sostenere (la prima accelera sul versante thrash metal, la seconda estrae quel riffing da capogiro tipico, e sono sempre ottime le prestazioni di Stefan Hüskens alla batteria), mentre In Blazing Oceans e Yield or Die cercheranno di porre una certa riflessione lungo la strada (se le colleghiamo alla title track daranno una forma molto armonica alla seconda parte dell’album).

Girare attorno alle proprie coordinate senza correre il rischio di mettere i piedi in zone particolarmente pericolose. Gli Asphyx non reinventano nulla con Necroceros, solo loro stessi, il loro “fuoco amico” è preciso e sa nutrire quanto far male. Rara classe mista alla vera caparbietà.

83%

Summary

Century Media Records (2021)

 

01. The Sole Cure Is Death
02. Molten Black Earth
03. Mount Skull
04. Knights Templar Stand
05. Three Years Of Famine
06. Botox Implosion
07. In Blazing Oceans
08. The Nameless Elite
09. Yield Or Die
10. Necroceros