Arion – Vultures Die Alone

Tempo di fare ritorno per i finlandesi Arion e il loro “power/heavy da classifica”. Il loro secondo disco Life Is Not Beautiful mi aveva positivamente convinto, così tanto da farmi ricordare nome, fatti o quant’altro qualora si fosse ripresentata l’occasione di una terza fatica.

Terza fatica che non si è fatta attendere più di tanto e che porta il titolo di Vultures Die Alone (titoli che mirano alla positività i loro!) dietro le attente mani della AFM Records. Ma veniamo subito al succo del discorso: “sono riusciti gli Arion a fare meglio di quel predecessore?”. La mia risposta è un secco “no”. Però a discapito di una natura “più immediata e catchy”, c’è da dire che Vultures Die Alone cresce stranamente di quel poco dietro ogni nuovo ascolto, lasciando così il giudizio maggiormente negativo al primo giro di roulette. Cose strane, cose da Arion, un gruppo tutto sommato coraggioso, pronto a prendersi sia chili di insulti che lodi per sapere costruire onesti lavori di metallo dolciastro/melodico (insomma, dipende molto da quello che cercate).

Se si possono placare gli istinti tendenti ai lati epici/malinconici scopriremo nel nuovo Arion un buon disco “radio friendly”, pieno zeppo di brani che strizzano l’occhio a quella fascia d’utenza magari meno attenta al lato compositivo, e più propensa allo strillare a squarciagola – e senza patemi – ritornelli di facile presa oppure a spezzarsi il cuore su qualche triste ballad (applausi per il pathos suscitato da Until Eternity Ends). Ma resta pur sempre quel senso di stranezza che subito non ti acchiappa quando invece dovrebbe, e questa cosa potrebbe rappresentare una pericolosa arma a doppio taglio (perdi qualcuno subito ma vai a premiare chi magari insiste quel pochino di più), perché tirare le somme di fronte a prodotti come Vultures Die Alone è davvero molto, molto facile.

Io stesso ne stavo uscendo sconfitto e deluso dopo un primario faccia a faccia. Ma poi sono riuscito a calarmi nella parte e brani che prima mi parevano assolutamente “sciatti” come Out of My Life e Bloodline hanno iniziato a lavorare e a funzionare per quello che sono, ovvero delle semplici e vincenti composizioni da classifica (c’erano anche prima ed agivano subito, ma soprattutto erano mescolate con altro). Pazienza se si è deciso di tranciare di netto un’intera ramificazione sonora, a conti fatti questo Vultures Die Alone fa il suo, basta solo riuscire a calarsi nella parte (in questa veste spicca la title track, il suo giro di tastiere mi gasa alquanto).

Continua anche il “leit motiv” delle ospitate che a questo giro segna i nomi di Noora Louhimo (su Bloodline) e Cyan Kicks (In the Name of Love). Per il resto sembra che gli Arion abbiano fatto una cura a suon di “miagolate” alla Sonic Syndicate/The Unguided prima di andare a comporre Vultures Die Alone, te lo dicono a caratteri cubitali certi ritornelli (I’m Here to Save You, In the Name of Love) che si sparpagliano tra un intuizione alla Nightwish (l’attacco di Break My Chains, I Love to Be Your Enemy e la strumentale Where the Ocean Greets the Sky) e alla paternità degli Stratovarius che però va via via sminuendosi.

Manovra chiara quella degli Arion con questo tentativo protratto verso l’immediatezza. Vedremo se i ragazzi saranno premiati o meno. Di sicuro meno aspettative investite accresceranno il valore di Vultures Die Alone.

65%

Summary

AFM Records (2021)

Tracklist:

01. Out Of My Life
02. Break My Chains
03. Bloodline
04. I’m Here To Save You
05. In The Name Of Love 
06. A Vulture Dies Alone
07. I Love To Be Your Enemy
08. Where The Ocean Greets The Sky
09. I Don’t Fear You
10. Until Eternity Ends