Chi era all’Estragon la sera del 26 novembre 2010 è andato via sicuramente soddisfatto. Non può essere altrimenti per chi vuole vivere intense emozioni (non era certo la data per i “casinisti” di turno) anche in stagioni poco soleggiate (e almeno due formazioni su tre idonee a soddisfare un certo completamento musical/climatico). Il terzetto di bands messo su per l’avvenimento è quanto di meglio si possa chiedere, peccato che in tanti (forse aiutati nella decisione dal maltempo e freddo previsti) siano rimasti a casa e altrettanti siano venuti al concerto esclusivamente per vedere gli indiscussi headliner Amorphis. Netto divario di accoglienza a favore di quest’ultimi, giusto per carità, ma ha fatto comunque un pochino male vedere due ottime entità come Ghost Brigade ed Orphaned Land non ricevere la giusta dose di attenzione.
C’erano dunque la band rivelazione Ghost Brigade e l’eterna promessa che finalmente è riuscita a sbocciare dal nome Orphaned Land e gli ormai “nuovi mostri sacri” in terra d’Italia Amorphis, la loro discografia è sempre più da imparare a memoria con il passare del tempo, comprese gemme degli ultimi tempi come Eclipse, Silent Waters e Skyforger, dove il gruppo ha saputo reinventarsi per l’ennesima volta mantenendo però ben saldo il proprio classico trademark, sotto certi aspetti si può dire che gli Amorphis sono andati a “colmare” l’incredibile e drammatico vuoto lasciato dai connazionali Sentenced.
Puntualità rispettata e via al concerto con i Ghost Brigade, in tanti sembravano non conoscerli e tanti spero siano quelli che andranno a comprarsi i due dischi finora realizzati. Ho visto più di una persona lasciarsi andare e rimanere estremamente convinta a fine esibizione, spero per i ragazzi (che se lo meritano veramente) che ci sia modo di tornare nei prossimi tempi per ricevere la giusta attenzione da parte del pubblico nostrano. Quello che mi ha stupito sin da subito è stato il suono, mai sentito uscire così potente da una semplice band di supporto. Oltre a ciò, la scaletta si è focalizzata sull’ultimo Isolation Songs e ha visto il gruppo tenere il palco in maniera ottimale. In primis il cantante Manne Ikonen, con le sue movenze stile “zombie depresso”, e poi la coppia d’asce Tommi Kiviniemi/Wille Naukkarinen, forgiatrice di riffs micidiali e puntuale in ogni possibile momento ritmico. All’estero si sono già accorti di loro da qualche tempo, vediamo di non commettere il “solito” grosso errore di evitarli senza apparente motivo, consigliati soprattutto a chi ascolta ultimi Katatonia e Swallow The Sun ma con un tocco alternativo in più. I punti migliori del concerto li ho registrati con Deliberately, Into The Black Light (lo splendido finale di canzone però poteva essere reso meglio), Lost In A Loop e la strumentale 22:22 Nihil.
Passiamo agli israeliani Orphaned Land, tornati alla ribalta dopo i tempi passati su Holy Records con Mabool prima e lo splendido The Never Ending Way of ORwarriOR poi. Due dischi per una “consacrazione” definitiva che fa di loro una lucente mosca bianca all’interno del panorama metal mondiale. I primi attimi di concerto è come se mi avessero catapultato di nuovo a messa dopo tempi immemori, il cantante Kobi Farhi si presenta con una veste bianca stile Gesù e si becca le solite bestemmie dai soliti ignoranti che non capiscono quando è ora (le bestemmie torneranno puntuali anche fra una canzone e l’altra) di smetterla. Dapprima il pubblico appare freddo, ma poi piano piano si scioglie e si assesta con le atmosfere particolari della formazione. Ad un certo punto sempre Kobi specifica che questo è il modo di suonare metal in medio oriente e spera sia di gradimento a tutti i presenti. Da parte mia posso dire solo che sì, gli Orphaned Land dimostrano entusiasmo, un entusiasmo che forse mai ho visto così “chiaro” e dipinto in faccia ad un qualcuno di non propriamente sconosciuto. Movenze del tutto particolari quelle del chitarrista Jossi Sassi (assieme al cantante leader storico della formazione), alle quali bisogna solo abituarsi prima di capire quanta “simpatia” ti stiano smuovendo dentro. La scaletta ha preferito i brani di Mabool, oltre l’inno finale Norra El Norra, presenti dunque le splendide Ocean Land , Birth of the Three e The Kiss of Babylon. Mentre dall’ultima fatica hanno convinto l’iniziale In Thy Neverending Way, Barakah (l’applauso ritmico del pubblico poteva rendere di più con una maggior partecipazione) e Sapari (canzone veramente “bastarda”, che ti fa ridere, divertire e allo stesso tempo esclamare : “ma quanto geni sono!“). L’unico difetto sono state le parti campionate, essenziali quanto purtroppo ancora dispendiose per la loro “fama”. Spero un giorno di rivederli con qualche session a carico per le orchestrazioni ma soprattutto con una cantante per le parti femminili dietro. Questa completezza non potrà altro che giovare e migliorare la resa di un loro concerto.
Una lunga attesa prepara l’ingresso degli Amorphis, la band è tenuta a consolidare il crescente successo degli ultimi tempi e alla fine si può dire di avere assistito ad un concerto fatto da “professionisti del settore”. I chitarristi storici Esa Holopainen e Tomi Koivusaari sono apparsi freddi e un po distaccati dal contesto, lasciando il palcoscenico centrale al bassista e ovviamente al cantante Tomi Joutsen. Tolta questa lieve nota negativa (non hanno sbagliato poi niente) il concerto è venuto fuori perfettamente, Joutsen è a modo suo un ottimo trascinatore, non si esprime molto e non fa troppo il “pazzo”, ma riesce a convincere in pieno (nonostante il microfono-phon), in primis con una prova vocale perfetta e poi sfoggiando carisma in grande quantità (in fondo il “difficile” cambio della guardia del vocalist è stato uno dei pochi da mettere nella categoria ‘riusciti’).
Stranamente (ma anche no, a volte non penso che il pubblico si rigenera sempre) “la platea” ha risposto con più enfasi ai brani dell’ultimo periodo come l’opener Skyforger, Sky Is Mine, The Smoke, Silver Bride ed House Of Sleep. Ma il concerto è stato veramente ben bilanciato a livello di scaletta tra vecchio e il nuovo, snocciolando classici come Better Unborn, Song of the Troubled One, Exile of the Sons of Uisliu (yeah!), Black Winter Day, Into Hiding e My Kantele. Personalmente mai avrei sperato (e finalmente cribbio!) di sentire dal vivo canzoni appartenenti alla mia “gioventù” come appunto My Kantele (il finale perfetto per un concerto), Song of the Troubled One o Black Winter Day, e solo per questo sono valsi spese, viaggio e spostamento di impegni . A questo punto spero che gli Amorphis vadano avanti ancora per molto e che l’impressione “di scazzo” vista nei leader storici sia solo una mia apparenza. Aspetto un altro capitolo di valore e se torneranno farò di tutto per assistere di nuovo alla loro esibizione perché si possono dire tante parole al vento, ma le loro canzoni (di qualsiasi periodo, poco davvero importa) sono sempre qualcosa di assolutamente speciale.
Contento di aver affrontato e sconfitto il freddo me ne torno a casa appagato e soddisfatto per aver assistito a tre ottime prove. Chi non è venuto può benissimo mangiarsi le mani, anche dopo svariati anni.
Set List Amorphis:
Skyforger
Sky Is Mine
From the Heaven of My Heart
The Smoke
Better Unborn
Song of the Troubled One
Exile of the Sons of Uisliu
Silent Waters
Alone
My Sun
Silver Bride
Black Winter Day
Into Hiding
House Of Sleep
My Kantele
Set List Orphaned Land:
In Thy Neverending Way (Epilogue)
Barakah
The Kiss of Babylon (The Sins)
Birth of the Three (The Unification)
Olat Ha’tamid
Sapari
Halo Dies (The Wrath of God)
Ocean Land (The Revelation)
Norra el Norra (Entering the Ark)
Set List Ghost Brigade:
Deliberately
My Heart Is A Tomb
Into The Black Light
Lost In A Loop
Suffocated
22:22 – Nihil
A Storm Inside