Amber Tears – The Key To December

Amber Tears – Key to December: malinconie russe tra doom e gothic metal

Secondo disco per i russi Amber Tears e seconda prova dallo smalto sufficiente. Nel frattempo (sono trascorsi quattro anni), i Nostri sono passati dalla buona e “talent scout” Stygian Crypt Productions alla BadMoonMan Records. Un piccolo passo in avanti per quanto concerne distribuzione e visibilità. Ci sono poi delle migliorie a livello musicale: gli Amber Tears giungono sull’orlo del crepaccio, pronti a spiccare il volo, con la strada per uscire dall’oscuro anonimato sempre più vicina.

Ci sono palati fini facili e altri più difficili. I primi avranno certamente qualche occasione in più per farsi piacere Key To December, l’altra fascia, definibile come “incontentabile”, saprà già come/cosa fare di fronte all’ennesima uscita di scarsa rilevanza. L’album è dotato di un fascino particolare, un fascino (come mi ritrovo spesso a dire) che verrà colto al volo soltanto dagli assidui ascoltatori di metallo estremo dell’est. Ci troviamo quindi davanti a una di quelle produzioni pulitine, realizzate magari in completa fretta (quasi come se il gruppo avesse un fucile puntato addosso), e con quell’uscita secca, “arida”, che fa scappare tante persone di questi giorni (a seconda dei casi questo può essere un bene o un male).

Tracce da non perdere e momenti da rivalutare

La copertina potrebbe far pensare a qualcosa di totalmente diverso rispetto a quello che gli Amber Tears propongono. Ci troviamo difatti in campo gothic/death/doom raffinato, molto melodico e cantato in lingua madre. Dopo l’intro parte subito il mio brano preferito Beskonechnost’ Seryh Dnej, con intrecci melodici posti in sospensione, discreta potenza e splendide chitarre gothic a rendere onore a un pezzo di grandissimo valore, al quale non bisogna sottrarre un plauso speciale per il growl, l’ulteriore ed importantissimo sigillo.

A seguire troviamo un bel pezzo malinconico. Ot Solnca Proch’ spinge con spiccata emotività attraverso l’uso di parti sussurrate/parlate, posizionate puntualmente prima del piacevole momento cruciale. La forza di Key To December sta nel suo perseverare. Con non poca curiosità sentirete crescere, sulla distanza, canzoni apparentemente vuote e noiose come ad esempio potrà essere Tihim Ruch’em. Ci sono ascolti che, nonostante l’evidente sufficienza, non migliorano proprio mai, ma non è questo il caso. Il disco ci riserva ogni volta momenti d’attenzione e di bellezza (direi quasi “primaverile”, ma me ne sto in silenzio di fronte alla copertina).

Skvoz’ Snega non tocca i livelli raggiunti precedentemente, ma si difende molto bene lo stesso. Pechal’ Sedyh Holmov è una parentesi acustica messa a spezzare i pensieri sin qui avuti. Gli Amber Tears riprendono poi il filo del discorso con Za Kraj Nebes, altra piacevole costruzione, forse poco respirabile, ma di sicura compagnia.

Non è tutto perfetto, questo è innegabile, ed è pure un vero peccato. Bastano pochi accenti sulla creazione a questi russi per poter raggiungere livelli ancor più meritevoli. Nel frattempo, però, ci accontentiamo, con la speranza di sentire qualcosa di nuovo, un giorno o l’altro.

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Summary

BadMoonMan Records (2010)

Tracklist:

01.Intro
02.Beskonechnost’ Seryh Dnej
03.Ot Solnca Proch’
04.Tihim Ruch’em
05.Skvoz’ Snega
06.Pechal’ Sedyh Holmov
07.Za Kraj Nebes
08.Kogda Rastaet Led

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