Andrea Haugen alias Nebelhexe (morta il 13 Ottobre 2021 a seguito di un attentato), già conosciuta per gli omonimi progetti (e per Hagalaz Runedance), metteva nel corso del 2012 nuovamente in circolazione un pensiero e un nome in parte ingombrante. Stiamo ovviamente parlando dell’unico disco a nome Aghast dal nome Hexerei Im Zwielicht Der Finsternis, incredibile gemma dark ambient impossibile da dimenticare.
C’è dare atto all’artista di non aver cercato le medesime coordinate stilistiche del “mito”, anzi il progetto Aghast Manor si distaccava abbastanza chiaramente da quella vecchia e naturale ritualità. Con Gaslights ci troviamo di fronte un capitolo sotto certi aspetti più oscuro e macabro (ma certamente meno agghiacciante), abile nello snodarsi su brevi brani che fanno tanto sapore di filastrocca.
In appena 35 minuti Gaslights offre spunti interessanti, sottolineando ancora una volta l’enorme abilità della Haugen quando è momento di scrivere musica oscura e impenetrabile. La sua abilità compositiva si nota subito grazie ad una varietà che colpisce nelle diverse e brevi tinteggiature che vivremo strada facendo. Un modo di creare che volge il proprio sguardo al passato, ma che si proietta allo stesso tempo nel presente, grazie ad una produzione importante, alimentatrice di arcane e nere visioni.
Le canzoni di Gaslights e l’esperienza che deriva dall’ascolto del debutto di Aghast Manor
Playtime apre le porte del disco con inquietudine e un palpabile “terrore agli occhi”. Si lancia così la cerimoniale e marziale Decademons (peccato solo per la sua brevità, ma il concetto è applicabile un po’ a tutto il lavoro), per un apertura di disco abbastanza folgorante. Dopo arrivano le migliori del lotto, mi riferisco nello specifico alla bellezza notturna di Dance The Hanged Mans Jig (note di piano a guidarci nella tenebra con la sua voce che ci persuade senza ostacoli), e alla sacrale The Nun Of St.Claire Abbey (che bello sarebbe poterla sentire in qualche vecchio e disabitato monastero).
Cross The Bridge To Manmade Insanity avvolge grazie ad un drone avvolgente sul quale Andrea profetizza a suo modo, ancora una volta basta poco per ottenere un grande risultato. Su Gaslights non ci sarà troppo tempo per pensare, lo scenario cambierà ripetutamente e con La Petite Mort ci butteremo di petto verso un rurale trionfo epico/dark e un crescendo medioevale sulle cui note Andrea delizia a non finire (immagini di disperazione tinteggiano lo sfondo). Red-Haired Jezebel è invece destinata a diventare uno nei momenti migliori: delicata e spirituale ma sempre pregna di quel gusto sinistro in cui è avvolto l’album.
Con In My Basement si materializza lo spettro dei vecchi Dead Can Dance (per la serie: “quando basta indovinare il giusto tema tastieroso il resto vien da sé“), mentre con Waking Chtulhu torna prepotentemente alla ribalta il lato ritual/horror dell’opera. Fear conferisce sensazioni più moderne e asettiche, prima di lasciare spazio alla conclusiva deviazione di Suck My Drain (composta da Travis Ryan di Cattle Decapitation/ Murder Construct).
Il primo cd Aghast Manor merita attenzione, non è facile trovare dischi così immediati che facciano la loro figura senza dare l’apparenza di essere un azzardo. Non ci troviamo di certo al cospetto di un capolavoro con questo Gaslights, però bisogna ammettere che non ti fa pesare l’ascolto nemmeno per un vaghissimo secondo.
Il nome Aghast Manor espande il suo potere e ti fa tornare volentieri dalle sue parti. Ogni volta vengo spinto e catturato da un vago spirito sempre lesto nello sussurrare il suo speciale incantesimo. Sarà banale dirlo ma Gaslights è estremamente consigliato a chi non si fa mai bastare l’operato fornito da un’etichetta come la Cold Meat Industry.
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72%
Summary
Infinite Fog Productions/Eternal Pride Productions (2012)
Tracklist:
01 .Playtime
02 .DecaDemons
03. Dance The Hanged Man’s Jig
04. The Nun Of St. Claire Abbey
05. Cross The Bridge To Manmade Insanity
06. La Petite Mort
07. Red-Haired Jezebel
08. In My Basement
09. Waking Chtulhu
10. Fear
11. Suck My Drain