Agathodaimon – The Seven

In qualche maniera, senza troppi trionfali sbandieramenti e con addosso l’umiltà di chi scrive unicamente per passione prosegue la carriera dei tedeschi Agathodaimon. La priorità sembra essere quella di uscire allo scoperto solo quando i brani arrivano ad essere convincenti, senza frenesie di sorta e con la voglia di avere per le mani un prodotto ben definito; che possa diciamo soddisfare quella fascia di pubblico che stoicamente continua a seguirli con pazienza e devozione.

E così i tempi si allungano, e può essere che i quattro anni di distanza tra i precedenti lavori ora diventino ben nove (lasso di tempo che farebbe “crollare” molti). Fra l’altro In Darkness pur non giocando un ruolo di primo livello all’interno della loro discografia è riuscito ad invecchiare bene, mantenendo inalterate le sue qualità nel regalarmi un piacevole e forse ancor oggi inaspettato intrattenimento.

E qui arriva il turno di The Seven, disco che vede gli Agathodaimon approdare sotto Napalm Records. Una mossa inaspettata forse, ma che rende onore alla storica formazione da sempre invischiata dentro una forma di elegante e vampirico melodic black metal.

The Seven parte in sordina e sembra voler ricalcare la metodologia adoperata dalla band su In Darkness. Attenzione nei confronti del songwriting e nessuna ossessione nel seguire una linea precisa rendono il disco particolarmente sfaccettato ed interessante. Sono molto soddisfatto di questi ultimi lavori dei Nostri, dischi che mi trovo ad accomunare ed allineare sotto lo stesso tetto in termini di qualità ed esaltazione.

Gli Agathodaimon filtrano il loro lato drammatico e lo sminuzzano a dovere a seconda dell’occasione. La tracklist procede marmorea, decisa, lasciando ricordi specifici lungo tutta la sua durata. Ovviamente un pochino di insistenza in fase di ascolto dovrebbe portare ad un maggior apprezzamento generale, tuttavia credo che già un primo passaggio possa sottolineare la bontà concreta dell’insieme (e qui si spiega l’ingresso deciso di Napalm Records).

La Haine apre le danze mettendoci davanti le possibili e diverse coordinate del loro sound. Brano solido, che facilita prima l’ingresso dentro la “maledetta”, solida e nostalgica Ain’t Death Grand (personalità e cuore in dosi massicce) e poi sulle spinte leziose di Wolf Within. Il faro chiamato Dimmu Borgir rimane ancor oggi di carattere fondamentale per la loro musica, dappertutto finirete per scorgerli, in particolar modo su Ghosts of Greed (anche se il reparto vocale pulito, abbastanza presente in generale, e qui più marcato, potrebbe decisamente sviarvi).

Su Mother of All Gods, traccia symphonic black metal d’annata registriamo l’ospitata del mitico ex componente Vlad Dracul (fioccano le old feelings!), ma la seconda parte dell’album vede senza dubbio protagoniste prima una In My Dreams (Part 2: In Bitterness) dai tratti commoventi, poi la dannata e liturgica Kyrie /Gloria (che credo poter ergere a mia preferita) per finire con l’ultima, lunga ed elegantissima The Divine.

The Seven non promette di certo miracoli ma si lascia apprezzare per gusto, professionalità e fermezza di idee. Di certo un capitolo importante per gli Agathodaimon ed interessante per noi da interiorizzare. Trovo onestamente difficile metterlo al momento da parte, miglior segnale di questo per chi ritorna dopo nove anni non ci può essere.

70%

Summary

Napalm Records (2022)

Tracklist:

01. La Haine
02. Ain’t Death Grand
03. Wolf Within
04. Ghosts Of Greed
05. Mother Of All Gods
06. Estrangement
07. In My Dreams (Part I: Prelude)
08. In My Dreams (Part II: In Bitterness)
09. Kyrie / Gloria
10. The Divine