Xaos Oblivion – Nature’s Ancient Wisdom

Nel 2012 usciva il terzo full-lenght della one man band polacca Xaos Oblivion, per me fu anche la prima esperienza per “testarli”, una prima esperienza senza dubbio positiva, perché Nature’s Ancient Wisdom è stato un ascolto piacevole, a modo suo naturale e particolarmente interessante.

La copertina da sola offriva indizi importanti circa la direzione musicale del gruppo, ci troviamo in campo black metal, nella diramazione più melodica e “dilatata” possibile se vogliamo (anche se quel melodico non vuol dire assolutamente commerciale, anzi), quella che usa l’arma dell’atmosfera come barriera difensiva, difficilmente sarà possibile liberarsi se saremo in grado di reggere l’urto.

Intro e outro fungono da spettri, orpelli di contorno per il cuore dell’album, ovvero tre pezzi da nove minuti cadauno, tre brani che girano allo stesso ritmo mantenendo un livello d’intesa costante. Le sensazioni si congeleranno, e saremo presto trascinati con opportuna cadenza su momenti ruvidi o su altri da più “ampio respiro”, in ogni caso saranno minuscoli frammenti quelli pronti a “fare a gara” per aggiudicarsi il favore del pubblico esposto. Il sound è crudo e congelato, le chitarre riflettono e pensano solo a pungere e ronzare mentre la voce recita la solita e concreta parte demoniaca (a questo giro dai tratti bestiali/occulti).

Come base si potrebbero prendere i “lentoni” appartenenti ai Darkthrone per arrivare successivamente ad un proposta un poco “moderna” e martellante alla Angantyr, il tutto fatto con la sibillina benedizione del Burzum più atmosferico o dei Celtic Frost qui certamente “estremizzati”.

L’unico problema che potrebbe ostacolare il piacere di questo ascolto sarà non avere la giusta e determinata pazienza, non saperlo aspettare a dovere. I tre brani necessitano di concentrazione per essere digeriti (aldilà della loro semplice apparenza), a primo impatto potranno dire ben poco a causa di una linearità in grado di fare ben poca presa, vuoi per una produzione “poco viva”, vuoi per il continuo stare nel mezzo che potrebbe portare taluni allo sfinimento prima del dovuto.
Sicuramente da questo punto di vista  l’arma vincente risulta la durata, trovo giusto  portare l’album al di sotto dei quaranta minuti, in tal modo tutto diventa “pressato al meglio” e potrebbe dare un deciso aiuto a tutti quelli che andranno a scavare (per sbaglio o meno) con qualche grammo di decisione in più.

Come già detto altre volte in casi simili Nature’s Ancient Wisdom richiede in primis la ricerca di un preciso mood all’interno di un altrettanto particolare sound. L’esaltazione dell’underground potrà dunque rinnovarsi ancora una volta se l’esito sarà positivo, il pezzo da “sondare” per farsene un idea questa volta si intitola Runeforest (quello più melodico e se vogliamo strano, è anche l’ultimo del “famoso terzetto”, ma la scelta in questo caso è portata più da un capriccio che altro).
Insomma, usciva anche per Obscure Abhorrence Productions, un’etichetta che la sua garanzia la da sempre.

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Summary

Obscure Abhorrence Productions (2012)

01. Drowning
02. Serpent Rites
03. Ginnungagap
04. Runeforest
05. Song of the Moon