Drohtnung – Drohtnung

Cinque pezzi equivalenti a mezz’ora di durata, questi i numeri del debutto (dopo demo e split) della one man band australiana Drohtnung. Tagliando corto si può subito dire che l’affare potrà andare a buon fine solo con i blackster più feticisti in circolazione. L’uscita è di quelle belle nauseabonde, odora di marcio e rilascia aloni provenienti dalle crepe più nascoste dell’underground. Inizialmente volevo pure bocciarlo malamente questo prodotto, ma poi ho sentito giusto non emettere alcuna sentenza, troppo particolare, troppo facile bersagliare una proposta così ostica e chiusa in se stessa. Alla fine la componente “noise” rimane pur sempre difficilmente valutabile, non c’è mai certezza a riguardo e potrà altresì affascinare i ricercatori di una forma malata di black metal (o almeno più malata del solito).

Questo disco omonimo non lascerà di certo segni indelebili, di momenti memorabili non se ne registrano e di sicuro per molti sarà un denso e criptico senso di fastidio a predominare. Però il fascino di queste produzioni è anche questo, riuscire a capire, riuscire comunque ad entrare nei luoghi assordanti preparati dall’autore, anche quando la musica si fa distaccata, disturbante e tanto dura da riuscire a “sciogliere”. L’approccio fa molto depressive black metal, però è come se questo venisse in qualche modo filtrato con fattori ancor più deviati rispetto la norma. A rafforzare questo lato ci pensa la registrazione, affascinante a suo modo, puntellata con secca profondità, e misteriosa quanto basta per generare il giusto feeling con le note sopra applicate.

Strazianti urla distanti e morenti, chitarre che affettano (ma sanno anche spargere “quiete” pazientemente) pronte a sottolineare gli opposti che si respirano su questa spiazzante release. Più conosceremo il genere più sapremo come addentrarci dentro, alla fine non è niente di così personale, ma qualche brivido i Drohtnung riescono -a loro modo- a consegnarcelo.

I Drohtnung puntano quindi sull’atmosfera più che sull’effettivo valore del singolo metodo “pezzo per pezzo” (ci vuole sicuramente anche questo ogni tanto), il black metal da questo punto di vista è forse il miglior genere esistente per riuscire a “nascondere” (sotto il fracasso) capacità ancora acerbe ma sotto sotto già interessanti. Poi basta buttare un occhio alla copertina per ricordarsi questo disco per sempre, e queste cose fanno sempre bene alla fine.

L’uscita ha ricevuto stampe da ben tre etichette: la versione in cd (Misanthropic Art Productions), una in vinile (sotto Infinite Wisdom Productions) e l’altra in cassetta (Hammer Of Damnation), tutte sono uscite in contemporanea -o quasi- nel 2012.

Summary

Misanthropic Art Productions, Infinite Wisdom Productions, Hammer Of Damnation (2012)

01. Silence in Peoples Tears / Dolente
02. In Time of Mourning One Feels Existence Weigh Up / Decrepit
03. Joys Are Astute with Sorrow / The Body Rots (in Ortnevik Forest)
04. Loneliness Is Haunted / Loss
05. With Death / Only Death Exists