Obsidian Tongue – A Nest of Ravens in the Throat of Time

Non conosco affatto l’esordio Volume I: Subradiant Architecture (prometto che lo andrò a recuperare, forse avrei dovuto farlo prima di parlare della nuova creatura, ma certe cose “succedono e basta”). Così il mio ingresso nel mondo degli americani Obsidian Tongue avviene quasi alla cieca, guidato dalla solita, talentuosa etichetta d’oltreoceano Hypnotic Dirge Records.

Ormai con loro si va sul sicuro – o quasi (dipende dalle aspettative, sempre uniche e personali). Non avevo dubbi, infatti, sulla qualità di A Nest of Ravens in the Throat of Time. Ma è ovvio che, quando ti ritrovi come brano d’apertura Brothers in the Stars, si va oltre quella vaga, positiva impressione iniziale. Un pezzo di quel livello è un vero e proprio abbaglio sensoriale, qualcosa che capita raramente, e ancor più raramente da parte di qualcuno a te completamente sconosciuto. Musica che ti inchioda a terra o alla sedia, a seconda delle circostanze. Un esempio clamoroso di come si possa ancora oggi usare la melodia per stupire, senza bisogno di inutili fronzoli (uno dei riff più belli di sempre, per quanto mi riguarda e stop).

Dopo un’apertura del genere, tutto si ribalta. Ogni aspettativa viene spazzata via. Ti aspettavi qualcosa di buono, sì… ma questo? No, a questo non eri affatto pronto. È servito un rapido “brainwash” per adeguare attenzione e aspettative al livello reale del disco. E nei restanti cinque brani? La risposta, ormai l’avrete intuito, è semplice: i Nostri non riescono a replicare quella magia, o meglio, quella magia.

Un pizzico di delusione fa capolino, ma una volta digerita, si finisce per riconoscere comunque il valore del lavoro. Rimanere “ridimensionati” non è facile (forse, chissà, sarebbe stato meglio senza quella canzone?), ma per chi ha l’abilità di soprassedere, le cose belle da spulciare non mancano. Così, alla fine, il giudizio positivo arriva eccome, meritato. Pazienza se per un attimo abbiamo pensato ad altro: tutto torna. E A Nest of Ravens in the Throat of Time diventa beffardamente proprio ciò che avevo intuito al primo ascolto.

Per descrivere il tipo di black metal suonato dagli Obsidian Tongue, vengono in mente quei nomi che negli ultimi tempi hanno contribuito a dare al genere una nuova colorazione. Il classico cambio d’aria in una stanza rimasta chiusa troppo a lungo. Agalloch, Wolves In The Throne Room, Woods of Ypres, gli ultimi Enslaved, tutti nomi che ci aiutano a capire se A Nest of Ravens in the Throat of Time è materiale che fa per noi o meno.

Gli Obsidian Tongue non conoscono la parola fretta. Ogni brano sembra voler evitare qualsiasi impazienza, svelandosi lentamente, con calma quasi rituale. Solo col tempo capiamo il senso di questo meticoloso lavoro ai fianchi, di questa essenza così pesante e lenta, pur non essendo mai veramente “lenta” nel senso canonico.

La voce porta con sé il dolore e l’oscurità (mentre i momenti epici, rari ma azzeccati, lasciano sempre un segno). Le composizioni puntano a soluzioni non convenzionali, e riescono quasi sempre a sorprendere (noia, vattene via!). Non sarà un ascolto facile: con questa musica non si scende a compromessi. La classe c’è, ma forse non si nota subito. Serve tempo – più del solito, forse – perché chi compone musica di questo tipo pensa prima al proprio benessere, e solo poi a quello degli altri. E questo emerge chiaramente, anche da un ascolto distratto.

Una cascata che in futuro potrà sicuramente diventare ancora più potente. Per ora, ce la godiamo così com’è: nella sua bella, suadente acerbità.

Un costante e intimo fluttuare, che si cuce di continuo su opache aperture e chiusure.

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Summary

Hypnotic Dirge Records (2013)

Tracklist:

01. Brothers In The Stars
02. Black Hole In Human Form
03. My Hands Were Made To Hold The Wind
04. The Birth Of Tragedy
05. Individuation
06. A Nest Of Ravens In The Throat Of Time

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