Macbeth – Neo-Gothic Propaganda

Qualche preoccupazione -devo essere sincero- c’era riguardo il ritorno discografico dei Macbeth, in primis per gli anni “a digiuno” passati dal precedente Superangelic Hate Bringers (ben sette), poi per la mia personale visione delle cose che vedeva la band Italiana in costante discesa qualitativa rispetto ai primi due bellissimi lavori.

Infine c’era il titolo, un Neo-Gothic Propaganda che poteva far presagire una sorta di clamorosa rivoluzione per quanto riguarda sound ed approccio, un qualcosa di simile ad un azzardo bello e buono diciamo; invece così non è stato, la nuova fatica guarda invece “sotto-pelle” anche al passato più passato, certo non lo fa in una maniera troppo vistosa, ma riesce quasi a diluirne il buon antico sapore facendolo risuonare in qualche fraseggio di tanto in tanto.  D’altronde i Macbeth nella loro evoluzione (piaciuta o meno che sia) hanno sempre tenuto fede ad un proprio stile. Ora non so voi, ma il loro modo di fare mi ha sempre fatto pensare “ad un guardare unicamente alle proprie pareti” e stop, un sound che non è mai stato davvero troppo ruffiano cercando magari la facile imitazione di chi ha avuto un successo maggiore, questo sia per quanto concerne il songwriting che l’apparato vocale che rimane -a mio parere- uno dei più particolari in circolazione (diciamolo pure forte e con orgoglio questa volta… “made in Italy!“, la perfetta controparte musicale di quando ad esempio riconosci un film nazionale sin dalla prima inquadratura).

Così Neo-Gothic Propaganda diventa come la somma di un dato percorso, gioia e malinconia che si mescolano su un disco che potrebbe benissimo essere una qualche sorta di speciale “best of” di inediti. Bisogna un pochino combatterci certo, visto come ad un primo ascolto alcuni brani facciano fatica ad allacciare rapporti di confidenza, però ci sono pure quelli che entrano in testa da subito ( Void of Light, Empire’s Fall ma sopratutto l’assoluta hit di tutto il lavoro dal nome Dogma). Tutto è avvolto dalla solita produzione onirica e compressa (molto più redditizia rispetto al predecessore però), una produzione che non cerca consensi forzati in cambio di assoluta empatia e comfort con l’ascoltatore che ne verrà positivamente rapito.

Il gothic metal dei Macbeth mantiene caratteristiche d’impatto aldilà della melodia sovrastante, ottima la prova vocale di Andreas tanto nello sporco quanto nel personale pulito che lo contraddistingue, i duetti con la pura delicatezza di Morena sono sempre calibrati per rendere migliore ogni situazione senza mai eccedere o dare l’impressione di assidua insistenza. Ecco è propria questa una delle cose che preferisco dei Macbeth, il cercare sempre o per quanto possibile la varietà, non insistere mai, non ripetere mai un qualcosa sino all’eccesso. Due perfetti esempi di questo “Macbeth-pensiero” sono proprio le prime due canzoni del disco, Scent of Winter (se Dogma ne è l’hit lei sta lì -ferma e sicura- a rappresentarne il vertice malinconico, messa all’inizio senza la minima paura di sbagliare) e Slow Motion Tragedies (qui invece troviamo le linee vocali migliori, una costruzione corale d’efficace crescendo e trasporto).

A termine ascolto la piacevole sensazione che regna è quella di aver trovato dieci canzoni tutte belle, nessun errore di valutazione o d’inserimento precoce, nessun ritornello sbagliato e di questi tempi, in questo genere è davvero tanta roba. Ci sono certamente degli apici (come già detto le prime due più Dogma le metto in bella mostra su un gradino illuminato), ma il resto regge benissimo senza annoiare, e in maniera abbastanza naturale Neo-Gothic Propaganda va ad occupare direttamente la terza posizione nella mia personale classifica della loro discografia.

Un gran bel ritorno dunque, un ritorno che lava via le stupide preoccupazioni di prima, l’Italia aveva bisogno dei Macbeth dopo tutto questo tempo perché nel loro piccolo rappresentano pur sempre una delle migliori lance del nostro panorama gothic metal (troppo spesso ne perdiamo qualcuna precocemente), l’unico vero problema -come succede d’altronde anche in molti altri casi- è che solo all’estero parrebbero accorgersene realmente. E alla fine quel Neo-Gothic Propaganda suona un po’ come un monito : “questi siamo noi e ci proviamo ancora, prendete o lasciate“.

  • 70%
    - 70%
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Summary

Dragonheart Records (2014)

01. Scent Of Winter
02. Slow Motion Tragedies
03. Void Of Light
04. Last Night In Shanghai
05. I Don’t Care Of Being Just Like You
06. Empire’s Fall
07. Dogma
08. Opaque
09. Little Spark
10. The Archetype