Jarun – Pod niebem utkanym z popiołu

E poi…

E poi ci sono dischi come Pod niebem utkanym z popiołu, dischi che finisci inconsapevolmente per adorare senza un motivo preciso. Sarà la difficoltà di riuscire a “centrarli” su un genere preciso, sarà la capacità che hanno di renderti in qualche modo spensierato suonando facili ma al contempo intricati, proprio non lo, so solo che il secondo album dei polacchi Jarun è bella cosa, roba in grado di mandarti il cervello in briciole.

Loro ti mangiano lentamente, per mezzo di creazioni mai banali, mai scontate (vogliamo darlo comunque l’indizio? diciamo melodic black metal e non ci pensiamo più?), architravi che arrivano a sconfinare su un territorio non distante da quello progressivo di marca Opeth. Nascono così fiumi di arpeggi, introspezione ad iosa, ma c’è pure vitalità a spuntare fra una sfuriata e l’altra (mai esagerate, è un lavoro di fioretto quello che incontreremo).

Musica che tenta di emergere restando in un certo qual modo allo “stato brado”, due anime ben distinte che si coagulano armoniosamente con l’obiettivo unico di alleggerire, di evitare sempre una certa oppressione, una situazione che spesso finiamo inevitabilmente a vivere anche su dischi considerati capolavori o giù di lì (non poco il merito quindi). E’ questo che rende il disco altamente vivibile, liberamente respirabile, una sorta di fulmine a ciel sereno pronto a folgorare solo al momento propizio (la volta districato il semplice/non semplice arcano).

I brani tendono a divagare ed allungarsi, se la prendono comoda cercando di offrire in ogni occasione quella doppia faccia sicuramente voluta e ricercata alla lontana, in sede di stesura. I Jarun ammaliano con colori autunnali, l’unica differenza (o se vogliamo, stranezza) la faranno alcuni risvolti speranzosi data dagli stessi. Speranza covata segretamente, provata e riprovata prima di essere eruttata fuori in tutta la sua coriacea veemenza. Tecnica al servizio della canzone, che alla stessa si unisce uniformemente nel creare una massa sempre più importante e trascinante col passare del tempo.

Non sono nemmeno da sottovalutare le tempistiche, l’album arriva a durare poco meno di un’ora senza rilasciare l’effettivo contro peso (per farla breve i minuti passano lisci e velocissimi) che di solito in taluni casi si avverte a dismisura. Pod niebem utkanym z popiołu segue così il corso di eventi naturali, l’immagine di copertina o lo scorrere di un fiume, poco importa, è solamente energia incanalata, pronta a passare per accogliere chi vorrà usufruirne.

Ormai non stupisce più vedere band costrette a fare tutto in casa da sole, la speranza è che questo disco possa comunque generare la necessaria attenzione, e che la stampa su digipack riesca nell’intento di dagli il risalto che si merita (si sa, le lancette scorrono e non aspettano mai nessuno). Nel frattempo cercare di familiarizzare al meglio con i mezzi messi a disposizione su internet diventa quantomeno consigliabile, poi in caso di successiva “scintilla” si potrà pure rimediare per pochi denari, ed aggiungere un nuovo brandello fisico alla nostra preziosa bacheca

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Summary

Autoproduzione (2015)

Tracklist:

01. Przedświt
02. Kamienie
03. Zawołaj mnie a przyjdę
04. Pod niebem utkanym z popiołu
05. Cisy
06. Noc niedokończona
07. Trzy Śmierci
08. Piołun
09. Jak wiatr